“Fermatevi per una pausa all’AUTO GRILL di Canto31,
un viaggio è fatto anche dai momenti di sosta!”
Avevo intenzione di sottotitolare questo post “Cronache dal
blizzard”, ma sono già tre giorni che il sole splende illuminando di nuova vita
la rossa Bologna e per scaramanzia (ché sono quattro giorni che piove nel bagno
e vorrei vedere voi a espletare le quotidiane evacuazioni con l’ombrello in
mano) eviterò.
Però è sotto l’egida del famigerato blizzard che venerdì
sera scorso la Libreria Golconda (era passato anche troppo tempo dalla mia ultima
visita) ha ospitato un evento senza dubbio interessante, cioè la presentazione
di una raccolta di racconti di un gruppo di autori totalmente emergente, un’antologia
conclusiva di un corso di scrittura creativa, come racconta lo scrittore
bolognese più prolifico che io conosca: “C’è
chi passa il sabato facendo le vasche su e giù per via Indipendenza. Chi lo
passa al centro commerciale. Chi in un multisala a dieci schermi.
Quattordici persone, per
due mesi, hanno trascorso il sabato nel sotterraneo di una famosa libreria del
centro di Bologna …”
Dopo il primo esperimento ben riuscito, anche questo secondo
corso organizzato dall’associazione culturale Canto
31 ha ricevuto nel ruolo di insegnante la guida del buon Gianluca Morozzi,
tra l’altro, introduttore anche del tardo pomeridiano evento, e ottenuto la
pubblicazione grazie alla Jar edizioni nella collana The bell of Jar.
E così, dopo aver pubblicato Non solo Maia (primo volume del primo corso), e seguendo il filone del soggetto retrò per la copertina, eccoci ad Auto
Grill, ovvero tredici autori per un solo tema, quello della grande A bianca
in campo rosso tanto famosa sulle nostre autostrade.
Devo ammettere che mi è dispiaciuto non poter assistere alla
lettura integrale dei cinque racconti fatta dai cinque rispettivi autori
presenti in libreria (cinque su tredici) - in ordine di lettura: Thomas Foligno, Loris Fabrizi, Daniela
Matrella, Alessia Falugi e Angelo Marino - alla presentazione (gioco di parole
necessario), del resto motivata dal tempo decisamente poco amico e dalla lunghezza degli stessi, ma grazie
alla gagliardia del Morozzi e alla gentilezza della Jar ho avuto in regalo il
libro, per cui ho pututo gustarmi le cinque (più otto) variazioni sul tema –
rispettivamente: Immortalando
l’immortalità, Vieni all’altro grill, Finte
morti all’Autogrill, L’operatore
pluriservizio e 58 km dopo Bologna
– formando, disteso sul letto con il collo su un cuscino ripiegato quattro
volte, la mia comodissima quanto cortissima elle.
Se c’è una cosa che davvero mi piace di Bologna (e
anzi non fanno altro che ripetermi che ora è peggiorata) è il suo modo di approcciarsi
all’arte nel suo tentativo, non dico sempre riuscito, di promuoverla e valorizzarla rendendola avvicinabile e giustamente umana nel suo intrecciare
relazioni. Ed è questo il prodotto più importante.
Non stilerò pesanti classifiche sul racconto più bello tra i cinque o sul più bello dei tredici, perché tutti i partecipanti al progetto ne escono con il sorriso di chi è arrivato fin in fondo mettendosi in gioco e intanto, nella speranza che possa essere davvero un lungo viaggio, per lo meno si potrà affermare di essere partiti.
Non stilerò pesanti classifiche sul racconto più bello tra i cinque o sul più bello dei tredici, perché tutti i partecipanti al progetto ne escono con il sorriso di chi è arrivato fin in fondo mettendosi in gioco e intanto, nella speranza che possa essere davvero un lungo viaggio, per lo meno si potrà affermare di essere partiti.
A presto e buona lettura.
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