Titolo originale: The gingerbread girl
Autore: Stephen Edwin King
Anno 2007
Edizione: Sperling & Kupfer economico
Pagine: 106
La protagonista del libro, che in inglese s'intitola "The gingerbread girl" -----------> "La ragazza di pan di zenzero" (a proposito la conoscete la filastrocca dell'omino di pan di zenzero scritta da Richard Scarry? Vabbè vi allego una cosetta tematica interpretata da Milena Vukotic:
Buona lettura, più o meno.
Autore: Stephen Edwin King
Anno 2007
Edizione: Sperling & Kupfer economico
Pagine: 106
"Solo a parole [...] i vecchi invocano la morte,
deprecando l'età avanzata e la lunghezza della vita:
se la morte si presenta da vicino, nessuno vuole morire,
e la vecchiaia per loro non è più un peso"
Euripide
Ci son due cose che discutendo di King vengono sempre fuori: la prima è che possiede il dono della scrittura, cioè quella particolare dote di rendere piacevole, scorrevole e imbarazzantemente catturante pressocché qualunque cosa scritta; la seconda è che è un grande cappellattore di finali e qui se c'è senza dubbio da discuterne, c'è ben poco da spiegare.
Dicevo, lei è Emily, una donna che per conseguenza a un lutto diventa una specie di guscio vuoto, trascinandosi nella sopravvivenza e smaltendo la condanna di risvegliarsi ogni dì attraverso la corsa, l'ossessione per la corsa. Ed è con la corsa che s'innesca, si sviscera e si risolve questo breve romanzetto che comincia con una donna che per la perdita si accorge di soffrire di solitudine (nonostante il suo matrimonio) e finisce con una donna che forse non la soffre più così tanto.
Torno a prenderti è un libercolo senza troppe pretese che fa il paio con la prima caratteristica di King, senza però lo svantaggio della seconda. E intanto già questo non è poco. E sarebbe stato ancora meglio se solo l'autore non avesse così straordinariamente trattato la tematica rapisci e tortura in Misery non deve morire. Ma via, cerchiamo di accontentarci, tanto è evidente già dalla lunghezza che questo non può essere altro che un libro di riempimento con nessuna trovata originale.
Del resto anche la catarsi alla morte risulta essere sempre la stessa, ed è rappresentata dalla vita che quanto più si intensifica nelle sue emozioni, tanto più s'impone su tutto. Vi dice niente la storia di quell'uomo che dopo aver chiamato la morte per mal sopportazione del vivere, rispose all'apparir di quella: "Che no, senza dubbio doveva essersi sbagliata e doveva averlo confuso con qualcun altro"? Ecco, ora immaginatela al femminile e con qualche piccolo incentivo in più.Buona lettura, più o meno.
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