Un suono strumentale e vocale ruvido come risposta a frenetiche
e insieme melodiche incursioni post punk. Questo descriverebbe perfettamente senza
troppi fronzoli e senza inutili sfarfallamenti Assalto alla Luna (Psicolabel), rispettando la precisa direzione
ricercata da questo mirabile progetto
musicale d’esordio dei Nolatzco,
gruppo legato a Rossofuoco di Giorgio Canali per mezzo di Giovanni “Nanni”
Fanelli (voce e basso) qui accompagnato da: Stefania Orioli (basso disturbato),
Diego Artioli (batteria) e Ivo Giammetta (chitarra). E’ un disco che lascia pochissimi
sottintesi come un urlo improvviso nel mezzo del minuto di silenzio (o come
scrivono nel testo di Baby rivoluzione
una bestemmia), come un vero primo vagito che viene emesso senza alcuna voglia di
non farsi sentire e nel quale è raccontato tutto il sentirsi (in quel momento
incoscientemente) vivi.
Ed è questa l’unica
differenza, perché se c’è qualcosa che questi ragazzi proprio non sono è
incoscienti. Anzi tutti gli strumenti, voce inclusa, sono un incondizionato e incondizionabile
bisogno di cambiamento, verso passioni più travolgenti (Assalto alla Luna, La ballata
dei cuori intermittenti) e verso vite diverse (Tutto svanisce, Baby
rivoluzione, Educati al successo)
e lo gridano, lo affermano continuamente.
Il disco stesso nel suo
scorrere sembra essere diviso in due tempi, il primo molto rumoroso, l’altro,
eccetto per la deviazione momentanea di Signorina
diesel, più degustativo, fino alla distorsione prolungata della Ballata dei cuori intermittenti, come un
elettrocardiogramma disturbato, quello di chi ascolta forse.
La poesia di Fanelli,
espressa a volte troppo crudamente nei testi, fa riflettere, fa riflettere sui
bisogni reali ad esempio, ma anche sulla necessità di provare sensazioni per
sentirsi appagati. Alla fine resta un po’ di rabbia e un po’ di malinconia, non
saprei dire quale delle due di più.
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