Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

domenica 27 febbraio 2011

Incontro con l'autore - Stefano Benni (26 febbraio 2011)

...
Ascoltate come sembra il primo
l'ultimo accordo che io imparai.
Io non voglio, non voglio morire
e a morire non riuscirò mai.
"Quello che non voglio" 

Se immaginassimo domenica scorsa come inizio di settimana e quindi oggi il suo settimo e ultimo giorno, questa sarebbe stata davvero da considerare come straordinaria e probabilmente insuperabile. Infatti dopo aver fatto la conoscenza di Valerio Evangelisti, oggi è toccata a Stefano Benni, Quello Stefano Benni, subire la mia azione di disturbo dello spazio altrui, in questo caso il suo.

Bologna, Librerie Coop Ambasciatori ore 17.00, incontro con l'autore Stefano Benni e presentazione della sua ultima fatica letteraria edita da Feltrinelli, "Le Beatrici". Ad accompagnarlo in questa presentazione un'artista (credo di aver capito) romana, Elisa Marinoni (la sola delle cinque attrici di questo esperimento teatrale/scrittorio presente in sala), che ha incantato la platea con la sua suggestiva interpretazione dei monologhi: Mademoiselle Lyconthrope e Beatrice.

Questo libro, è composto però da otto personaggi, otto donne con le loro rispettive singole voci a recitare il loro personalissimo monologo. L'esperimento letterario è nella sua totalità dominato dal colore rosa, vista la presenza di sole donne anche nella messinscena del libro, e questo considerando i mondi del sentire femminile potrebbe già essere un filo conduttore.
A suggerirne però uno possibile, pur contrariato dal doverlo necessariamente ricercare, è stato lo stesso Benni, affermando che "in fondo le donne di questo libro son tutte spinte dalla voglia di indipendenza; infatti in un mondo dominato dall'uomo, loro sono in lotta nell'assecondare la loro propria natura". 

Le domande del pubblico, il quale dopo un primo momento di generale imbarazzo, si è sbizzarrito, le magnifiche interpretazioni della Marinoni e le divertenti trovate di Benni, che comunque non ha risparmiato affermazioni al vetriolo contro la società politica italiana, hanno lasciato scorrere spassosamente un'ora, chiusa da una sua poesia "Quello che non voglio", scritta per Fabrizio De André, poco prima della scomparsa del cantautore.
Nell'ultima dissertazione culturale proposta, l'autore ha parlato di come la figura femminile di "Lolita" di Nabokov nell'essere paragonata alla sedicente Ruby, sia stata storpiata: "ci portano via sempre le cose più belle", ha infatti detto.
Ho però un pensiero ottimista (stranamente) da contrapporgli; in fondo finché ci saranno autori come lui o incontri come questo, non tutte le cose belle ci saranno state davvero portate via.
A presto e buona lettura.

venerdì 25 febbraio 2011

Soundmagazine.it - Supergonzo - History. A tribute to Supergonzo


Plin.
Un suono windowsiano come questo e una voce femminile robotizzata, vi introdurranno ed accompagneranno, rispettivamente, per la durata dell’istantanea musicale di quest’ultimo lavoro dei Supergonzo “History. A tribute to Supergonzo”, prima uscita della diNotte Records.

Ma attenzione, se pensate al nome con l’intenzione di aggiungerci l’aggettivo demenziale, sappiate che siete cascati male, perché questi come suggerisce un vecchio adagio popolare “menano come fabbri”, forse non solo musicalmente.
History, sono dieci minuti di esecuzione punk talmente intensi che per la loro brevità e i loro continui cambi di ritmo, non vi daranno nemmeno il tempo di pogare; è un viale cittadino percorso a duecento Km/h da un semaforo all’altro. I più distratti tra voi non faranno nemmeno in tempo a leggere Intro, che già dovranno prestare la loro attenzione a Superennio Morrigonzo, ultimo brano del cd.

Questo sesto lavoro dei ragazzi del gruppo nato a Verona, non è esattamente una raccolta ma piuttosto è un vero e proprio tributo. È la voglia di racchiudere cinque anni di concerti, birre e centimetri segnati sul bordo porta della sala prove; una sorta di autocelebrazione, ma comunque più che meritata, vista la capacità artistica delle tre anime (Mecchi, Otta e Ted) del gruppo.
I Supergonzo sono un devastante blitzkrieg che passando per il vostro timpano assalterà la vostra mente violandola impunemente. Un punk che supera il genere stesso da cui nasce per diventare qualcosa di assolutamente personale, che solo un super gonzo cercherebbe, inutilmente, di catalogare.
Buon ascolto.
Plin.

Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l’opportunità.

lunedì 21 febbraio 2011

Incontro con l'autore - Valerio Evangelisti (20 Febbraio 2011)

"Quando le pistole sono scariche, usate bastoni e mattoni"
Film "The wobblies" (1979)

Se il Modo infoshop nel mio immaginifico è il monolocale di uno studente universitario sballato e ben fornito di libri, senza alcun dubbio il Dans la rue è il luogo dove il medesimo studente si ritrova con i membri del suo gruppo rock, per le sue accese serate di meta-politica, per provare i pezzi che suoneranno ai prossimi spettacoli, o magari il locale dove verranno portate le ragazze quando la serata svolterà bene.
L'incontro di questa sera prevedeva la presenza di Valerio Evangelisti uno dei più grandi e, vista la sua produzione, anche poliedrici, scrittori italiani e la presentazione del suo appena ristampato libro "Noi saremo tutto", edito dalle Strade blu Mondadori già nel 2004.

Tra tutti gli incontri cui ho finora preso parte, quello di questa sera e stato il più atipico. La principale motivazione la attribuirei al fatto che per la prima volta non era un libro inedito quello che stava venendo presentato, quindi, al fatto che la tematica - le lotte sindacali tra connivenza con la criminalità, movimento sociale e politica - e lo scenario storico - l'America degli trenta/cinquanta (del secolo scorso) - attraverso i quali si dipana la trama del romanzo, possiedono uno spessore e sono di un interesse tali da rendere infruttuoso qualunque tentativo di resistenza alla divagazione o alla digressione.

Andiamo con ordine. Già nel titolo c'è un richiamo fortissimo all'intera trama del libro. "Noi saremo tutto" è infatti l'ottava strofa dell'inno de L'Internazionale, canzone che credo non abbia bisogno di particolari presentazioni.
Ma è solo l'inizio di un libro che attraverso le azioni nefande e i maneggi dell'anti-eroico protagonista, Eddie Florio, porta in rassegna un venticinquennio di storia americana. Questo romanzo gode non solo di una bibliografia impressionante e minuziosa, ma opera anche un lavoro di ricerca capace, con l'intento di svelare retroscena, curiosità o veri e propri fatti della storia del movimento operaio americano, abbastanza sconosciuto e fin troppo poco trattato vista la sua importanza socio-politica.

Nei fatti la ri-proposizione di questo libro (particolarmente attuale visti gli ultimi fatti di spiacevole attualità che stiamo vivendo in Italia)  è stato un po' un "pretesto" con cui Evangelisti ha tenuto una breve e intensa lezione su molte delle cose che, associandosi al tema principale del suo romanzo, diventano storia e società americana di quegli anni: dall'inusitata violenza con cui i movimenti son stati combattuti dallo Stato,  fino ai loro legami con la criminalità del posto, tanto da esser paragonabili al caporalato di nostra conoscenza. 
Tutto questo mentre alle sue spalle e della presentatrice della serata, Barbara, su un grande pannello a muro veniva proiettato il film The Wobblies, 90 minuti per raccontare le vicende di questo movimento sindacale che si occupava di difendere i diritti dei lavoratori precari.

L'incontro meritava una partecipazione molto più consistente della ventina di persone presenti, ma leggere il libro potrà in qualche maniera porre rimedio all'assenza. 
A presto e buona lettura.
 
Ps. Era moltissimo tempo che non mi trovavo sballottato e un po' perso nella moltitudine di citazioni e stimoli, se ben ricordo dalle ultime lezioni sul Machiavello tenute all'Università di Siena dal professor Ginzburg. Stavolta per lo meno son stato in grado di prendere il fatidico toro per le corna.

venerdì 18 febbraio 2011

Paolo Rumiz - L'Italia in seconda classe

Titolo originale: L'Italia in seconda classe
Autore: Paolo Rumiz (appunti di Marco Paolini e disegni di Altan)
Anno 2009
Edizione: Universale Economica Feltrinelli 
Pagine: 141

"Chi s'estranea dalla lotta è 'n gran fijo de mignotta"

Immaginiamo per un momento di dover salire sulla Transiberiana, di "imbarcarci" in questo viaggio incredibile di settemilaquattrocentottanta Km (7480) dagli Urali a Vladivostock della durata di circa centoventi ore e quarantacinque minuti, non è esattamente come dire: "andiamo a prendere il 13 che ci porta in piazza Minghetti in venti minuti". Ecco, ora vediamo se riusciamo a partorire un'idea ancora migliore. Dislochiamo i 7480 km della Transiberiana srotolandoli per l'intera Italia (isole comprese) in un viaggio a tappe, percorso con solo l'ausilio di treni regionali. 
Parrebbe incredibile eppure è proprio questo che Rumiz e il suo misterioso quanto esperto accompagnatore, 740 (dal nome della famosa locomotiva), si propongono di compiere. Altro che viaggio della speranza da me studente terrone fuori sede tanto temuto!

Devo ammettere che L'Italia in seconda classe, non è uno di quei libri che posso catalogare come assolutamente da leggere, questo nonostante l'idea senza dubbio straordinaria di raccontare l'Italia nei suoi profumi, nella sua socialità, nelle sue maschere umane, nelle sue diversità, così evidenti da nord a sud; nonostante l'abilità satirica di Altan che fa da intermezzo fotografico al resoconto di viaggio; nonostante la scrittura forse a volte un po' troppo barocca, ma comunque sempre intrigante; infine, nonostante la brevità, poco meno di 150 pagine. Praticamente significa che anche se foste dei lettori non particolarmente veloci e leggeste solo 15 pagine all'ora, in dieci ore avreste comunque chiuso il libro. Una vera quisquilia! 
Eppure, benché tutto ciò che ho appena detto ci sia davvero, non ce l'ha fatta.  

"Per capire l'Italia basta davvero un finestrino"
Perché, vi starete chiedendo? Perché nel suo dipingere l'interessante varietà è troppo frettoloso, potrei rispondervi. Oppure che, sì è scorrevole, ma quando poi si arriva all'uso di quel barocco, quella ricerca continua di linguaggio epico, l'intero sapore di questo piatto così degustativo viene a rovinarsi. Ma non sarebbe la verità. Del resto questo libro nasconde così tante perle che non si può non far gli onori di casa e non portargli il rispetto che merita. E infatti non è di mancanza di rispetto che si tratta o di inefficienza dello scritto.

Emilio Salgari disse: "Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli", in generale una regola più che valida, ma che in questo caso viene un po' meno. Perché se c'è una cosa che questo resoconto spinge davvero a desiderare è di essere lì a farlo questo viaggio, anzi questo vagabondaggio a km zero (inteso come "fino a che non rimanga più nulla di quei 7480km"), che leggerne, non può bastare.
Buona lettura.

mercoledì 16 febbraio 2011

Meriggio in Meridione


A. Bernardinello - Meriggio in Meridione
Meraviglia del Sud è il tramonto,
con quella terra riarsa e rugosa
come volto di vecchia, che,
poco prima di abbandonare il giorno
si fa baciare, con ostenta voluttà 
da donna di vita qual è,
dal fuoco del mondo. 

Ps. Altre foto di Aurora Bernardinello potete trovarle qui

venerdì 11 febbraio 2011

Shingo Tamai Giallo - La partita a carte

A. Francesco - Giocatori di carte

Eravamo io, Franco, Peppe e Tonino il Porco, che lo chiamavamo così fin da quando eravamo ragazzi, perché qualunque cosa toccasse vi lasciava sopra una ditata di unto, manco avesse stretto nel pugno fino a poco prima della sugna fresca. Fortunatamente invecchiando aveva cominciato a lavarsi anche le mani.
Lo sa Dio il perché. 
Il soprannome però gli era rimasto.

Era sabato e come ogni sabato ci ritrovavamo a fare pranzo all’Orologio, che se sei della Città Vecchia non puoi non conoscerlo, perché le cozze appena pescate come si mangiano là, con quell’olio buono della terra rossa delle nostre parti e i grani di pepe pestati a mano, non si trovano da nessuna parte. A dire la verità avevamo già fatto pranzo. Oramai in tutta la sala rimanevamo solo noi come ospiti, poi c’era Michele, il proprietario che stava cominciando a preparare per la cena e suo padre Giovanni, seduto vicino a noi su una delle sedie pieghevoli di legno, che con un occhio, guardava la replica della tribuna politica di giovedì alla televisione, coll’altro le carte di Peppe che giocava con me. Poi quando vedeva che per più di un secondo nessuno rispondeva alla mano, si allungava fino alle carte che teneva Peppe e a bocca mezza chiusa gli diceva:
- Zio Peppe, questa dovete giocare!
Ricevendo sempre la stessa risposta:
- Per piacere, silenzio da dietro!


...
Buona lettura.

lunedì 7 febbraio 2011

Incontro con l'autore - Claudio Bagnasco (5 febbraio 2011)


… forse impegnarsi è celebrare la morte.”

Altro giro, altra corsa e son di nuovo al Modo, che potrebbe essere un po’ il corrispettivo del mio personalissimo Paese dei balocchi. E questa volta del paese dei balocchi ha tutto, persino la parte fiabesca.
Un’ora e mezza, cioè la durata dell’incontro (minuto più minuto meno), tanto è bastato per interessarmi, emozionarmi, divertirmi, commuovermi e convincermi a comprare il libro  Silvia che seppellisce i morti, scritto da Claudio Bagnasco ed edito da Il Maestrale.
Questa presentazione ha esattamente quattro protagonisti, due uomini e due donne: Claudio Bagnasco autore del libro (come appena detto), dotato di una spontanea simpatia e di un eloquio diretto e intenso; Alberto Sebastiani, un personalissimo uomo della provvidenza (di cui saprete meglio nel post scriptum) che nel suo presentare il libro, ha consentito: a “noi” pubblico di orientarci all’interno dell’incantevole trama e all’autore di svelarsi in alcuni sui ghiotti retroscena; quindi menzione d’onore alle due intrattenitrici, senza le quali certamente l’alchimia perfetta dell'incontro non si sarebbe creata: Rita Felicetti e Mikaela (o Micaela?) Cappucci, rispettivamente l’emozionante interprete vocale degli estratti letti del romanzo e la musicista che l‘ha accompagnata nelle sue parentesi di lettura recitata, con chitarra, voce, gargarismi e kazoo a labbra (che non sottintende alcuna volgarità [depravati!], ma semplicemente che simulava il suono del kazoo con le labbra).

Quando si è di fronte a una scelta radicale è evidente che tutto il resto viene cancellato, l’adesione incondizionata al proprio destino consegna una patente di validità anche all’equivoco”.

Silvia che seppellisce i morti è un libro dai tratti molto complessi a “fargli da padrone” ed è, per questa ragione, difficilmente inscrivibile in un unico genere letterario. Questo per mettere il cuore in pace dei catalogatori. Forse, pensandoci, se c’è un genere a cui si può avvicinare, ma per i tratti surreali e favolistici di alcuni suoi passaggi, è proprio quello fiabesco. In questo sembrano allinearsi il gatto apparentemente parlante che accompagna Silvia e soprattutto i protagonisti della trama principale, che vivono con l’intensità di chi intraprende in un certo senso la strada senza ripari dell’eccesso, quella che non prevede compromessi. Un po’ come accade nelle fiabe dove i protagonisti hanno un destino segnato nel bene e nel male dal loro temperamento invitto. Così è Silvia nella sua ricerca della gerbera da regalare a Caterina; così il figlio di lei, Davide che si rifugia nell’odio per la madre e nell’assuefazione alla droga e all’amore per Alice; così è la stessa Alice che a sua volta incarna nel suo amore d’incondizionata accettazione per Davide la Misericordia, così per tutti gli altri, fino all’unico personaggio innominato (nel senso di privo di nome proprio), il monomaniaco che morbosamente perseguita Silvia.

I personaggi del romanzo son privi di lacrime, persino quando queste non potrebbero far altro che bene, ma del resto come fa notare Bagnasco stesso: “il pianto è lo sfogo di un dolore inatteso e improvviso. Il quale non può colpire i protagonisti perché artefici del loro stesso destino". Probabilmente quindi è questa privazione ad avermi messo nella condizione di commuovermi profondamente. Sicuramente in questo senso c’è lo zampino della bravura artistica di Rita e Mikaela.

Vorrei aggiungere un altro paio di piccole perle nell’intento di presentarvi più accuratamente le pagine del romanzo e convincervi ulteriormente a comprarlo, ma le conserverò per quando, dopo averlo letto, arriverà il momento di recensirlo.
D’accordo, via, ne aggiungo una (di perla), ma sadicamente la butterò nello stagno del vostro genio lasciando ad ognuno i propri cerchi concentrici. Vi introduco quindi le digressioni, le brevi storie parallele che intrecciano il tema narrativo principale, che durante la presentazione hanno avuto il nome di corsivi e il merito di entusiasmare con ancor più forza la mia  immaginazione. Hanno esattamente due funzioni, la prima, più evidente, di abbassare il tono emotivo del romanzo e di accrescere l'aspettativa del lettore nei confronti della trama principale; la seconda, più interessante, è quella di mostrare come, anche nei momenti più cruciali della vita di un individuo, il destino si muova per tutti senza concentrarsi sulla crucialità vissuta dal singolo. Ma prometto che ve ne parlerò a tempo debito.

Silvia che seppellisce i morti varrà la vostra “messa in lettura”, ve l’assicuro.
Cercatelo.
Leggetelo e lasciatevi commuovere.
A presto e buona lettura.

Ps. Il motivo per cui ho aggiunto ad Alberto il titolo di uomo della provvidenza è legato all’avermi, prima ricordato l’esistenza della cena di Letteraria, e quindi impedito, grazie alla sua gentile disponibilità, di perdermi l'evento nel disperato quanto vano tentativo di raggiungere la Sala rossa (mi pare si chiami così) nei pressi di Borgo Panigale - Bo. A lui un personale saluto.

domenica 6 febbraio 2011

A Venire

A.Bernardinello - A venire
Quando tutto sarà finito
e passeranno gli anni,
non resterà molto a parlare di noi.
Ma la terra sarà ancora madre
e il mare solcato dai gabbiani e dal vento
e le stagioni continueranno a inseguirsi.
Chissà per quanto, però, 
sopravviveranno le case
come enormi bastioni nel deserto,
accoglienza di polvere e inutilità.


Ps. Altre foto di Aurora Bernardinello potete trovarle qui

martedì 1 febbraio 2011

Aforisma del giorno

"Tanto non ci si può riuscire, è troppo forte il richiamo all’uguale, troppo forte il richiamo all’omologazione, a un gruppo.
Ci siamo cresciuti, ce l’hanno ficcato a forza nel cervello.
Possiamo togliere il chiodo, ci resterà il buco.
Questo, senza contare il buon numero di mentecatti che popola il mondo
"
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