Autore: Paolo Rumiz (appunti di Marco Paolini e disegni di Altan)
Anno 2009
Edizione: Universale Economica Feltrinelli
Pagine: 141
"Chi s'estranea dalla lotta è 'n gran fijo de mignotta"
Immaginiamo per un momento di dover salire sulla Transiberiana, di "imbarcarci" in questo viaggio incredibile di settemilaquattrocentottanta Km (7480) dagli Urali a Vladivostock della durata di circa centoventi ore e quarantacinque minuti, non è esattamente come dire: "andiamo a prendere il 13 che ci porta in piazza Minghetti in venti minuti". Ecco, ora vediamo se riusciamo a partorire un'idea ancora migliore. Dislochiamo i 7480 km della Transiberiana srotolandoli per l'intera Italia (isole comprese) in un viaggio a tappe, percorso con solo l'ausilio di treni regionali.
Parrebbe incredibile eppure è proprio questo che Rumiz e il suo misterioso quanto esperto accompagnatore, 740 (dal nome della famosa locomotiva), si propongono di compiere. Altro che viaggio della speranza da me studente terrone fuori sede tanto temuto!
Devo ammettere che L'Italia in seconda classe, non è uno di quei libri che posso catalogare come assolutamente da leggere, questo nonostante l'idea senza dubbio straordinaria di raccontare l'Italia nei suoi profumi, nella sua socialità, nelle sue maschere umane, nelle sue diversità, così evidenti da nord a sud; nonostante l'abilità satirica di Altan che fa da intermezzo fotografico al resoconto di viaggio; nonostante la scrittura forse a volte un po' troppo barocca, ma comunque sempre intrigante; infine, nonostante la brevità, poco meno di 150 pagine. Praticamente significa che anche se foste dei lettori non particolarmente veloci e leggeste solo 15 pagine all'ora, in dieci ore avreste comunque chiuso il libro. Una vera quisquilia!
Eppure, benché tutto ciò che ho appena detto ci sia davvero, non ce l'ha fatta.
"Per capire l'Italia basta davvero un finestrino" |
Perché, vi starete chiedendo? Perché nel suo dipingere l'interessante varietà è troppo frettoloso, potrei rispondervi. Oppure che, sì è scorrevole, ma quando poi si arriva all'uso di quel barocco, quella ricerca continua di linguaggio epico, l'intero sapore di questo piatto così degustativo viene a rovinarsi. Ma non sarebbe la verità. Del resto questo libro nasconde così tante perle che non si può non far gli onori di casa e non portargli il rispetto che merita. E infatti non è di mancanza di rispetto che si tratta o di inefficienza dello scritto.
Emilio Salgari disse: "Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli", in generale una regola più che valida, ma che in questo caso viene un po' meno. Perché se c'è una cosa che questo resoconto spinge davvero a desiderare è di essere lì a farlo questo viaggio, anzi questo vagabondaggio a km zero (inteso come "fino a che non rimanga più nulla di quei 7480km"), che leggerne, non può bastare.
niente, NIENTE mi farà salire di nuovo su un treno, nemmeno un libro così.
RispondiEliminafacciamolo in macchina, o meglio ancora in harley davidson, e ne possiamo parlare :)