Ero talmente ansioso di partecipare a questo evento organizzato dai laboriosi ragazzi della Fabbrica, che la scorsa settimana avevo pensato di presenziare anticipatamente, trovando tutto chiuso anche il locale...
Comunque, tralasciando la mia ormai risaputa cialtroneria, ho avuto il mio lieto fine e così grazie a Gigi, a Nika e all'ospitalità del Rifugio del Neurone posso dire: "Mr. Lettere&Giorni was here".
La serata ha visto come unico protagonista della scena (pensandoci quasi unico, ma saprete il perché tra poche righe) Alessandro Raina (Amor fou) in una sessione acustica intervallata dal reading/presentazione del libro: Cosa volete sentire. Compilation di racconti di cantautori italiani, nato dall'idea della curatrice editoriale Chiara Baffa ed edito da Minimum fax, in cui lo stesso Raina partecipa con il racconto L'uomo che puliva il pesce.
Il giovane cantante cappelluto e la sua chitarra acustica, dalle corde sfortunatamente longeve (o diversamente longeve), hanno riempito ogni spazio della taverna del Rifugio con un'armonia "vischiosa", catturante, un rapimento che ho prima percepito, poi osservato anche nei volti dei presenti tutt'intorno. Le sue canzoni, escludendo le comunque pregevoli interferenze reinterpretative di Graziani, Battiato e Pink Floyd, sono un tafferuglio interiore [lo ammetto, questa espressione è una citazione, ma scopritela da soli la fonte] e sono la versione acustica, nonché originale, partorita dall'artista nel corso del suo ultimo viaggio in Africa, che diventerà, una volta completato il lavoro di riarrangiamento e mixaggio, il prossimo disco degli Amor fou. La dialettica di cui siamo stati spettatori, nei brevi intermezzi tra un brano e l'altro, ha mostrato un Raina, divertente, ma non nel senso immediato di esilarante, quanto più una miscela di brillante, piacevole e cordiale, in una specie di contrapposizione all'emotività malinconica, quasi sempre senza uscita del repertorio proposto, canzoni d'amore ma più che altro di relazione.
E' con la seconda parte, durata non più di una decina di minuti, che scopriamo che il secondo uomo della serata è Gigi Pastore, che in un sottofondo jazz e con la lettura accalorata dell'ironico racconto Dimenticanza, scritto da Simone Lenzi (Virginiana Miller) ci offre un assaggio del libro. Nel testo il protagonista, Marco, un ragazzino di quattordici anni Pink Floyd addicted, vive disinteressatamente e suo malgrado, in un mondo in attesa di un evento planetario...
L'armonia dei brani della terza parte, costretti a un breve intervallo forzato (ah, il bello della diretta!), proprio come accennavo inizialmente, dalla rottura consecutiva di due corde della chitarra prontamente risistemate, avvolge, lasciando pensosi e sperduti. E' una sorta di effetto collettivo della ricchezza della musica, che alla fine dell'accordo dell'ultimo brano, nel silenzio, viene nuovamente slegato in una moltitudine di singoli. La conclusione di un incanto in dissolvenza. Quello a cui abbiamo assistito.
A presto e buon ascolto.
Ps.
Ringrazio i ragazzi de La Fabbrica, per la loro disponibilità!
Pps. Quindi un ringraziamento speciale a Nicoletta "Nika" Antonini per il contributo fotografico, anche questa volta più che necessario.
Pps. Quindi un ringraziamento speciale a Nicoletta "Nika" Antonini per il contributo fotografico, anche questa volta più che necessario.
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