Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

mercoledì 27 febbraio 2013

Soundmagazine.it - Marta sui tubi - Cinque. La Luna e le spine

Ci sono certi dischi che sembrano voler raccontare i giorni di pioggia, quelli che sono un canto di vita estiva e, tra gli altri possibili, ci sono anche quelli, come questo, che forse per la copertina o per il titolo o per le sensazioni che suscitano, sembrano tacitamente appartenere alla notte.

Cinque, la Luna e le spine è il quinto e ultimo lavoro della premiata ditta Marta sui tubi uscito nei deliranti giorni del divertissement sanremese e già spammato in lungo e in largo per web e radio, sin da quelli precedenti l’uscita del 14 Febbraio con le programmazioni inedite offerte da Radio 2. E’ un disco strano, piacevole, ammaliante, ricco di piccole uniche perle e insieme dai connotati indefiniti, scaleni. Al loro rock solito, oscillante tra morbidezza e dinamismo armonici e agli arpeggi di chitarra in apertura, si accostano innesti post rock - ché quando mi è scoppiato addosso l’ultimo minuto semi-strumentale del brano capolista del disco: Il primo volo, mi è venuta la pelle d’oca -, iniezioni elettroniche, il ritorno dopo due dischi di un testo in lingua inglese, Vagabond home e infine una caratteristica che in nessuno degli ultimi lavori avevo notato: la copertura di una coralità di tutti e cinque i rispettivi reparti musicali, quasi a voler offrire da un lato un insieme tondo di note strumentali e vocali perfettamente amalgamate e dall’altro a voler lasciare un significativo e rappresentativo spazio al singolo componente del gruppo, questo mentre la voce di Gulino fa da collante al tutto.

Le storie raccontate ne La Luna e le spine, sono energiche cariche di sfondamento alla finzione e al falso moralismo che pervadono il vivere moderno nei tempi del social network, fino ad inclementi sguardi interiori legati al non sentirsi di essere, o di essere stati, sempre adeguati, anche qui oscillando tra serio e faceto, ironia e malinconia intimista. Il neo, perché un neo si può trovare sempre, è in una poetica a volte davvero troppo pop, che non aggiunge nulla di nuovo al repertorio e ai giochi di parole a cui i Marta abituano da sempre, e che trova un’eccezione nella geniale scrittura e poi accattivante espressività del brano di chiusura Polvere sui maiali, cantato da una prima voce insolita – momento di suspance da trailer che svela meno di quanto dovrebbe. Vorrei, per parlare invece di canzoni note, è l’esatta manifestazione di questa scelta poetica più occhieggiante, più distante dai primi album, ma non mi dilungo, ché si tratta di un neo in un corpo complessivo molto più che semplicemente piacevole. Del resto, ed è risaputo, io sono di parte perché loro mi piacciono assai, ma ancora ce l’ho nella cannozza che a Sanremo non hanno scelto Dispari e la sua orchestrazione incredibile!
Buon ascolto!



Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità.

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