Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

lunedì 31 ottobre 2011

Soundmagazine.it - unòrsominòre. - La vita agra


Partiamo dal titolo, che è tratto da un romanzo di Luciano Bianciardi nel quale si racconta la lenta e inesorabile omologazione di un potenziale rivoluzionario piccolo-borghese. Qui viene a demolirsi il mito del boom economico, riportandolo a un significato più maturo che lo vede come il principio del degrado culturale in cui quotidianamente viviamo.
La Vita Agra, ultima fatica musicale di unòrsominore. (accenti attaccamento e punto inclusi nel nome) pubblicata da Lavorare Stanca, si presenta come una riflessione non disimpegnata, né approssimativa, di questi tempi così montati, altisonanti e falsi.

Questo lavoro richiede un’attenzione all’ascolto davvero capillare. La musicalità è spesso acustica, senza fronzoli, cantautorale alla vecchia maniera, quando bastava una chitarra e un testo che parlasse di vita per fare buona musica.
E lo apprezzerete anche quando il suono (come nei brani Testamento di Giovanni Passannante, Anarchico italiano e Perfetto così) diventa elettrico e quasi psichedelico nella distorsione, come quello che fu dei Lecrivisse, formazione da cui l’autore proviene.

Il tratto dell’album è severo, malinconico e velato da quella mancanza di speranza che fa di questa nostra generazione le vittime circostanziali, i vitelli grassi da sacrificare, dopo averli illusi e pompati.
Non è un disco in cui ricercare la spensieratezza del passatempo, per me ad esempio è stata come una chiacchierata con un amico disilluso appena conosciuto. Va quindi considerato a tutti gli effetti un mondo in avvicinamento, che potrebbe in qualche modo non darvi forse un punto di vista differente dal vostro, ma piuttosto le parole giuste con cui parlarne, un’osservazione in più per riflettere al buio immersi nel silenzio della propria coscienza, quando si percepisce davvero che “un apostrofo non è un accento mai”.


Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!

3 commenti:

Commentate, ché solo nello scambio c'è ricchezza per entrambi.

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