Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

giovedì 27 ottobre 2011

Incontro con l'autore - Leo Ortolani (25 ottobre 2011)


… ma anche voi, ditelo alle persone normali
che il libro è anche per loro…
Andrea Plazzi, chiacchiere prima della presentazione

La mia fortuna è che grazie a questo calendario posso tenermi informato settimanalmente di quello che accade a Bologna; ché mai e poi mai, altrimenti, avrei saputo di questo libro e della sua presentazione feltrinelliana (lo ammetto ormai RatMan lo rubo negli avidi attimi che mi concedo nei bagni degli amici, occhio che questa è un’alzata non da poco).

Due figlie e altri animali feroci. Diario di un’adozione internazionale, edito da Sperling & Kupfer è l’ultima fatica di Leo Ortolani papà, tra gli altri spassosi personaggi, dell’UomoRatto più odiato dall’Associazione Siamo Gatti. Ma questa volta, anche se condito da qualche vignetta, è di un libro scritto che stiamo parlando e anche se caratterizzato dalla solita efficace comicità presente nei fumetti, l’argomento risulta essere molto più delicato e profondo: il diventare padre, l’adozione a distanza, le situazioni offerte dall’incontro di due mondi in avvicinamento, in particolare quello di due genitori e quello delle loro due future bambine.
L’apertura, con la sua cordialità spiritosa composta dalle chiacchiere tra Andrea Plazzi (factotum ratmanense e non solo) e una platea di fumettari (ma temo che potrei ricorrere all’uso della parola nerd, senza essere obbligato a scusarmi con nessuno), è stata un'anteprima sia di quel che in questo fine settimana accadrà a Lucca e che io mi perderò (perdonatemi il forse molto personale accostamento), sia anche della storia a lieto fine delineata nel tardo pomeriggio bolognese. Leo Ortolani infatti, intervistato da Andrea Plazzi e Paolo Nori (probabilmente l’ultimo a mancare alla mia personalissima collezione grandi autori emiliani contemporanei… ah no, quasi dimenticavo Tassinari) ha tratteggiato la genesi di un libro estremamente personale, quello che racconta in 190 pagine il modo in cui lui e la moglie Caterina hanno deciso di adottare due bambine colombiane, LucyMarie e Johanna; la strada che hanno percorso per riuscire a raggiungere il tanto atteso finale superando tutte le insidie del caso, e il mese e mezzo che la neonata famiglia ha trascorso in Colombia nel 2010, descritto, quest’ultimo, attraverso le mail inviate ad amici e parenti nei brevi momenti di quiete notturni, vera e propria struttura narrativa di un romanzo che per scelta autoriale risulta leggero e piacevole.



Come lo stesso Nori, che riceveva in anteprima quelle mail essendo tra gli amici destinatari, ha voluto precisare: "... è difficile parlare di queste cose ad alta voce", e prima di far sbellicare la platea con la lettura di una delle parti del libro, ha aggiunto che Due figlie e altri animali feroci non è una parodia, né l’argomento viene messo grossolanamente in burla; è, invece, un diario realistico e veritiero di un papà che conosce le proprie figlie e sceglie, nel compiere il suo viaggio, di fare un investimento emotivo profondo e a tratti delicatamente commovente. 
L’ilarità con cui è profumato il libro, risulta quindi l’arricchimento di una serie di contenuti che hanno caratterizzato un’esperienza complessa e nondimeno bellissima, una piccola epopea che nella sua semplice quotidianità ha lasciato negli astanti feltrinelliani sorrisi distesi e osservando quella scelta, da cui il romanzo trae origine, si potrebbe dire che in fondo accade più spesso di quanto si pensi di flettere i muscoli ed essere nel vuoto, pur prendendola a ridere.
Buona lettura!

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