“… ma anche voi, ditelo alle persone normali
che il libro è anche per loro…”
Andrea Plazzi,
chiacchiere prima della presentazione
La mia fortuna è che
grazie a questo calendario posso tenermi informato settimanalmente di quello che
accade a Bologna; ché mai e poi mai, altrimenti, avrei saputo di questo libro e
della sua presentazione feltrinelliana (lo ammetto ormai RatMan lo rubo negli avidi
attimi che mi concedo nei bagni degli amici, occhio che questa è un’alzata non
da poco).
Due
figlie e altri animali feroci.
Diario di un’adozione internazionale,
edito da Sperling & Kupfer è l’ultima fatica di Leo Ortolani papà, tra gli
altri spassosi personaggi, dell’UomoRatto più odiato dall’Associazione Siamo Gatti. Ma questa volta, anche se
condito da qualche vignetta, è di un libro scritto
che stiamo parlando e anche se caratterizzato dalla solita efficace comicità presente
nei fumetti, l’argomento risulta essere molto più delicato e profondo: il
diventare padre, l’adozione a distanza, le situazioni offerte dall’incontro di
due mondi in avvicinamento, in particolare quello di due genitori e quello delle loro
due future bambine.
L’apertura, con la sua cordialità
spiritosa composta dalle chiacchiere tra Andrea Plazzi (factotum ratmanense e non solo) e
una platea di fumettari (ma temo che potrei ricorrere all’uso della parola nerd,
senza essere obbligato a scusarmi con nessuno), è stata un'anteprima sia di
quel che in questo fine settimana accadrà a Lucca e che io mi perderò (perdonatemi il forse molto personale accostamento), sia
anche della storia a lieto fine delineata nel tardo pomeriggio bolognese.
Leo Ortolani infatti, intervistato da Andrea Plazzi e Paolo Nori (probabilmente
l’ultimo a mancare alla mia personalissima collezione grandi autori emiliani
contemporanei… ah no, quasi dimenticavo Tassinari) ha tratteggiato la genesi di
un libro estremamente personale, quello che racconta in 190 pagine il modo in
cui lui e la moglie Caterina hanno deciso di adottare due bambine colombiane, LucyMarie e Johanna;
la strada che hanno percorso per riuscire a raggiungere il tanto atteso finale superando
tutte le insidie del caso, e il mese e mezzo che la neonata famiglia ha trascorso
in Colombia nel 2010, descritto, quest’ultimo, attraverso le mail inviate ad amici e parenti nei brevi momenti di
quiete notturni, vera e propria struttura narrativa di un romanzo
che per scelta autoriale risulta leggero e piacevole.
Come lo stesso Nori, che riceveva in anteprima quelle mail essendo tra gli amici destinatari, ha
voluto precisare: "... è difficile parlare di queste cose ad alta voce", e prima di far
sbellicare la platea con la lettura di una delle parti del libro, ha aggiunto che Due figlie e altri
animali feroci non è una parodia, né l’argomento viene messo grossolanamente
in burla; è, invece, un diario realistico e veritiero di un papà che conosce le
proprie figlie e sceglie, nel compiere il suo viaggio, di fare un investimento
emotivo profondo e a tratti delicatamente commovente.
L’ilarità con cui è profumato il libro, risulta quindi l’arricchimento di una serie di contenuti che hanno caratterizzato un’esperienza complessa e nondimeno bellissima, una piccola epopea che nella sua semplice quotidianità ha lasciato negli astanti feltrinelliani sorrisi distesi e osservando quella scelta, da cui il romanzo trae origine, si potrebbe dire che in fondo accade più spesso di quanto si pensi di flettere i muscoli ed essere nel vuoto, pur prendendola a ridere.
L’ilarità con cui è profumato il libro, risulta quindi l’arricchimento di una serie di contenuti che hanno caratterizzato un’esperienza complessa e nondimeno bellissima, una piccola epopea che nella sua semplice quotidianità ha lasciato negli astanti feltrinelliani sorrisi distesi e osservando quella scelta, da cui il romanzo trae origine, si potrebbe dire che in fondo accade più spesso di quanto si pensi di flettere i muscoli ed essere nel vuoto, pur prendendola a ridere.
Buona lettura!
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