Forse non essenzialmente io, ma io

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Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

sabato 6 luglio 2013

Soundmagazine.it - Persian pelican - How to prevent a cold

Conobbi questo mirabile progetto in una delle mie, sempre più rare ormai, serate dedicate alla musica dal vivo. Non ero lì per lui, spalla dell'evento, ma la bellezza del concerto si concentrò principalmente nell'essermi imbattuto in una simile scoperta.

Se dovessi impegnarmi a cercare una parola con lo scopo di identificare How to prevent a cold di Persian pelican è: "eleganza", un esercizio, quello della ricerca di questa specifica virtù, così ben cesellato da non sembrar nemmeno una ricerca, ma una naturale espressione vitale, o meglio un naturale esprimersi della verve creativa, di Andrea Pulcini, incarnazione del progetto. Le sue interazioni musicali sono costruite su arpeggi leggeri e armonie soffuse come nella traccia di apertura, Everyone with our past, che di rado cedono il passo a linee ritmiche più definite e martellanti, There's no for ever for us, e si intrecciano a linee elettroniche di accennata sinuosità e a una voce che è a metà tra voce narrante e voce solista in canto, tanto è delicata e melodiosa insieme. E' un disco che parla di amore, a volte ossessivo a volte destinato ormai a finire o appena finito, ma anche di surrealtà, e di miscelazione dei due campi, condito da un'inquietudine da storie di cronaca nera senza però la natura didascalica da articolo di giornale. 
La meraviglia spesso è talmente vicina, che più che il piacere dell'essergli accanto, si prova il fastidio dell'esserne accecati. Questo sembra sussurrare alle mie orecchie, prima che si spengano i violini e gli accordi di Dorothy e continui a riecheggiarmi "Your Grace, you were a keen desire. A lullaby called Dorothy".
Buon ascolto!



Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!

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