Probabilmente è vero, per potersi guardare allo specchio, dico, per farlo con abbastanza autocritica da vedersi per quel che si è con le proprie maestà splendenti e le proprie meschinerie misere, servono secchi di Aspirina o magari di qualche medicina alternativa che faccia pagare un po’ meno. E sarebbe ganzo, anche se improbabile, aver azzeccato le motivazioni che hanno spinto gli Eva Mon Amour a dare a questo loro terzo disco il titolo di: Lo specchio e l’aspirina, ripreso anche dall’ottava, ritmata, traccia e unico manifesto concettuale dell’abum.
Ma titolo ed elucubrazioni da oninismi cerebrali a parte, ci è piaciuto. Ok, pur essendo il loro terzo, non c’è un gran tentivo di osare in sperimentazioni – è poi davvero necessario per tutti? -, ma i tre ragazzi di Velletri parlano con parole che si rimandano l’un l’altra – e a noi la ludolinguistica piace assai – e poi hanno quelle arie folk rock piacevolissime sin dall’energica apertura – Si stava meglio prima; Ci piace – che lascia spazio anche piccole tenerezze amorose-odorose disseminate – Pensare fa male alla pelle, Nascondigli per i cani – e complessivamente, con leggerezza, traghetta in introspezioni quotidiane o in quotidiane relazioni che lasciano da un lato sorridenti, in tutte le sfumature del caso, dall’altro come lavati e profumati di fresco per la consapevolezza, per certi versi forse ovvia ma ricordarlo non fa mai male, di non essere soli nei turbamenti e anzi di essere in collettiva compagnia.
Questo è quello cui si può dare l’appellativo di disco morbido, cioè che trascorre addosso e con semplicità fa spingere il dito sul replay, senza far spegnere la mente.
Buon ascolto!
Ma titolo ed elucubrazioni da oninismi cerebrali a parte, ci è piaciuto. Ok, pur essendo il loro terzo, non c’è un gran tentivo di osare in sperimentazioni – è poi davvero necessario per tutti? -, ma i tre ragazzi di Velletri parlano con parole che si rimandano l’un l’altra – e a noi la ludolinguistica piace assai – e poi hanno quelle arie folk rock piacevolissime sin dall’energica apertura – Si stava meglio prima; Ci piace – che lascia spazio anche piccole tenerezze amorose-odorose disseminate – Pensare fa male alla pelle, Nascondigli per i cani – e complessivamente, con leggerezza, traghetta in introspezioni quotidiane o in quotidiane relazioni che lasciano da un lato sorridenti, in tutte le sfumature del caso, dall’altro come lavati e profumati di fresco per la consapevolezza, per certi versi forse ovvia ma ricordarlo non fa mai male, di non essere soli nei turbamenti e anzi di essere in collettiva compagnia.
Questo è quello cui si può dare l’appellativo di disco morbido, cioè che trascorre addosso e con semplicità fa spingere il dito sul replay, senza far spegnere la mente.
Buon ascolto!
Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
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