Quando ho saputo della presentazione di Se son rose edito da Fernandel, ho pensato che davvero non potevo mancare, anche perché avrei potuto considerare l'incontro una scusa in più per evitare di dover pedalare senza poter godere di alcuna fermata per tutti e cinque i km che mi separano dal lavoro. E poi diciamocelo, dopo aver letto la quarta di copertina del libro, volevo conoscere Massimo Vitali, l'autore.
Quando poi mi sono accomodato nei posti a sedere della galleria adiacente alla Feltrinelli (che avrà sicuramente un nome, ma che io ignoro totalmente) ancora non potevo sapere che due parole mi avrebbero accompagnato per le restanti due ore pomeridiane: esilarante e surreale. E questo avrei dovuto capirlo già da subito, visto il sistemarsi accanto a me di un distinto signore con un visibile occhio nero, che parlando e ridendo da solo, tra le altre cose, mi additava come un Capitano Nemo redivivo (o per i più puntigliosi semplicemente vivo), procurandomi una paresi di ilarità facciale, che ancora adesso se ci penso si ripropone.
Raramente ho potuto ammirare così tanta gente alla presentazione di un libro, che nella fattispecie oltre all'autore vedeva partecipe la musicista Valeria Sturba, e il comico Paolo Maria Veronica, ma probabilmente la cosa più straordinaria è che il tardo pomeriggio dell'incontro, è stata la cornice più coerente per la surrealtà espressa da un libro in cui il protagonista dopo essere stato licenziato ed essere stato lasciato dalla moglie, fa i conti con se stesso e con il resto del mondo in un bagno delle donne di un cinema d'essai, il quale diventa per lui un nuovo posto cui dare il nome di casa. Tutto infatti ha navigato verso lidi umoristicamente esilaranti, i suoni eterei della Sturba (soprattutto quelli prodotti da un aggeggino modulato a mano che si chiama theremin, il quale avallando la mia cialtroneria scopro essere il più antico strumento musicale elettronico), gli scambi divertenti tra Veronica e Vitali, la genesi del libro, partorito in un'intimità aziendale e molto personale dell'autore, e gli stessi interventi del pubblico, sia quando spronati dal comico bolognese, sia quando assolutamente autonomi.
Le letture di alcuni capitoli di questo romanzo breve, che hanno fatto da vero e proprio intermezzo, ne hanno presentato un ritratto creativo fresco, mai volgare, anzi sempre alla ricerca di una risata argentina, burlesca. Il linguaggio, scorrevole (un assaggio potrete peraltro trovarlo qui), tipico dei maestri Achille Campanile e Gianni Rodari, citati dallo stesso autore come modelli da cui partire per ritrovare la piacevolezza della comicità, è perfettamente bilanciato tra riflessioni esilaranti, dilettevoli descrizioni e dialoghi spassosi.
Se mi fossi perso questa presentazione me ne sarei pentito, ché se è vero che una una risata ci seppellirà, voglio morir ridendo. Nella speranza che siano rose davvero, che se son cachi...
...va beh, ci siamo capiti.
Buona lettura!
Le letture di alcuni capitoli di questo romanzo breve, che hanno fatto da vero e proprio intermezzo, ne hanno presentato un ritratto creativo fresco, mai volgare, anzi sempre alla ricerca di una risata argentina, burlesca. Il linguaggio, scorrevole (un assaggio potrete peraltro trovarlo qui), tipico dei maestri Achille Campanile e Gianni Rodari, citati dallo stesso autore come modelli da cui partire per ritrovare la piacevolezza della comicità, è perfettamente bilanciato tra riflessioni esilaranti, dilettevoli descrizioni e dialoghi spassosi.
Se mi fossi perso questa presentazione me ne sarei pentito, ché se è vero che una una risata ci seppellirà, voglio morir ridendo. Nella speranza che siano rose davvero, che se son cachi...
...va beh, ci siamo capiti.
Buona lettura!
Che invidia abitare in un città dove si cono così tanti incontri letterari... Il theremin è un oggetto bellissimo, se cerchi su youtube trovarei concerti interi fatti con quell'aggeggino. Io volevo costruirne uno (su internet si trovano i progetti) prima che mio padre (unico in grado di aiutarmi in questa cosa) mi toglesse il saluto. Tra l'altro la maggior parte delle colonne sonore dei vecchi film di fantascienza è fatta proprio con il theremin, oltre alla colonna sonora di Qualcuno volò sul nido del cuculo.
RispondiEliminaIn effetti Bologna è piuttosto movimentata, anzi mi dicono che ora rispetto a dieci anni fa è morta.
RispondiEliminaComunque devo ammettere che prima di ieri non avevo mai visto quello strumento musicale, davvero portentoso tra l'altro!
A presto e VivA!