Titolo originale: Der richter und sein henker
Autore:
Anno 1990
Edizione: Universale Economica Feltrinelli
Pagine: 109
"... E' sempre una cosa affascinante imbattersi in un concetto trasformato in realtà ..."
Ecco qua, sono un treno a leggere, poi arriva Durrenmatt e con un libercolo di poco più che 100 pagine mi imbolsisce come un bambinetto cicciotto di fronte alla ginnastica. Va bene lo ammetto, lui e internet, ma la colpa principale è sua. E' la mia bestia nera di lettore. E non so nemmeno spiegare il perché, visto che non possiede una penna tanto odiosa da impedirmene la lettura.
Il giudice e il suo boia è un poliziesco, è ambientato in Svizzera e se presterete il "giusto orecchio", non solo alla cadenza del testo, ma all'immaginazione che vi si profilerà interiormente mentre leggete, quasi quasi lo vedrete anche voi Barlach (il protagonista del romanzo) come l'ispettore Derrick. Se continua così, finisce che la butto sul ridere.
Ritorno serio.
Ritorno serio.
In effetti visto che l'indagine nei suoi dialoghi e nelle sue dinamiche occupa praticamente l'intera opera, il genere del poliziesco, più che del giallo, comprende più globalmente la struttura di questo lavoro, svelante attraverso la scrittura i tratti propri del pensiero di Durrenmatt; essa difatti finisce per oltrepassare talmente tanto il tessuto del romanzo, da insinuarsi come il più profondo degli sguardi all'interno della natura umana.
"Volevo provare che fosse possibile commettere un crimine impossibile da risolvere"
E' attraverso una sfida che si dipana la trama, anzi sfida è la parola per eccellenza che spinge all'azione tutti i personaggi principali del libro (Barlach, Schmied, Tschanz e Gastmann), i quali tuttavia, in un modo o in un altro, pur confrontandosi con spirito agonistico, finiscono tutti sconfitti.
Vorrei suggerirvi di non comprarlo, ma sarei fraudolento; infatti a me Durrenmatt, evidentemente non piace, ma da qui a dirvi di non leggerlo ne passa.
Buona lettura.
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