Autore: Friedrich Durrenmatt
Anno 1987
Edizione: Marcos Y Marcos
Pagine: 74
Conobbi questo libro quando durante uno dei miei lavori di editing, m'imbattei in un testo di psicologia terapeutica. La forza con cui colpì la mia immaginazione di antichista fu tale, che mi ripromisi di comprarlo al più presto.
Benchè sia un libro, per la sceneggiatura e per la sua brevità, è molto più vicino ad un racconto o, al più, al testo di uno spettacolo teatrale.
La trama prende spunto, anzi meglio, si appropria, rivisitandolo, del mito di Teseo e del Minotauro intrappolato nel labirinto, con tanto di filo rosso finale che conduce l'eroe in salvo verso l'uscita. La chiave di volta e di lettura non è infatti l'intelletto che vince sulla brutalità, nè la giustizia che prevale di fronte alle avversità del destino; la chiave è il punto di vista rovesciato, quello del minotauro, in primis, dell'emotività umana in secundis e, dulcis in fundo, delle realtà sovrapposte e contrarie degli specchi che rivestono le pareti del labirinto.
Ciò che mi ha deluso, è che tutti gli aspetti salienti del libro li conoscevo già prima di poterlo sfogliare con le mie mani, questo, proprio a causa del lavoro che me l'aveva portato alla ribalta. Va però detto, che la rilettura dei miti operata da Durrenmatt, ha sempre qualcosa di profondo, di commovente e, nel caso de "Il minotauro", la tragica figura della fiera appare umanizzata come mai è accaduto nel mito, troppo intento a perorare la causa dell'eroe.
Una lettura che vi colpirà nella vostra emotività e che vi consiglio, anche per il senso di vuoto che proverete, quando le brevi pagine avranno finito di viaggiare sotto la spinta delle vostre dita.
Buona lettura.
Benchè sia un libro, per la sceneggiatura e per la sua brevità, è molto più vicino ad un racconto o, al più, al testo di uno spettacolo teatrale.
La trama prende spunto, anzi meglio, si appropria, rivisitandolo, del mito di Teseo e del Minotauro intrappolato nel labirinto, con tanto di filo rosso finale che conduce l'eroe in salvo verso l'uscita. La chiave di volta e di lettura non è infatti l'intelletto che vince sulla brutalità, nè la giustizia che prevale di fronte alle avversità del destino; la chiave è il punto di vista rovesciato, quello del minotauro, in primis, dell'emotività umana in secundis e, dulcis in fundo, delle realtà sovrapposte e contrarie degli specchi che rivestono le pareti del labirinto.
Ciò che mi ha deluso, è che tutti gli aspetti salienti del libro li conoscevo già prima di poterlo sfogliare con le mie mani, questo, proprio a causa del lavoro che me l'aveva portato alla ribalta. Va però detto, che la rilettura dei miti operata da Durrenmatt, ha sempre qualcosa di profondo, di commovente e, nel caso de "Il minotauro", la tragica figura della fiera appare umanizzata come mai è accaduto nel mito, troppo intento a perorare la causa dell'eroe.
Una lettura che vi colpirà nella vostra emotività e che vi consiglio, anche per il senso di vuoto che proverete, quando le brevi pagine avranno finito di viaggiare sotto la spinta delle vostre dita.
Buona lettura.
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