Fabiola Locatelli |
Stamattina, proprio mentre consumavo il mio biscotto nel bicchiere di latte, intendo non il Mio Biscotto, ma quella parodia di evento che mi sforzo a chiamare colazione, ho letto a tutta pagina:
“Il Paradiso è esistito davvero”.
Probabilmente se l’avessi trovato scritto su un giornale di carta non ci avrei badato più di tanto, invece l’averlo potuto leggere sullo schermo di un computer ne ha modificato la mia attenzione. Soprattutto in questo senso mi hanno spinto i commenti che ho letto. Questi oscillavano dal patetismo al misticismo, passando per l’ironia e il sarcasmo. Non capisco, come si faccia a parlare con tutta questa noncuranza di cose che per la loro natura così sdrucciolevole, ma che parole mi vengono in mente, davvero portentoso; dicevo, per la loro natura così sdrucciolevole son da considerarsi molto complesse da trattare.
Comunque è vero, il Paradiso è esistito davvero.
Io so di che parlo.
Non per mia esperienza personale si capisce, chi pensate che io sia, lo scemo del villaggio globale?
Se vi dico che so di che parlo è perché possiedo una fonte senza pari a riguardo.
Vi state umettando le labbra già per l’acquolina, vero?
Come no, io al posto vostro di fronte a un aneddoto così ghiotto lo farei.
Beh comunque io lo so da mio cugino. Sì, è inutile che fate quelle facce, da mio cugino Vincenzo.
Mio cugino una volta è morto ed è finito in paradiso.
Una sera di fine giugno ce lo spedì per direttissima un frontale con una BMV nera. Praticamente immaginate un ragazzo di sedici anni con indosso il casco. Sì in effetti avete ragione è difficile immaginarsi un sedicenne col casco. O per lo meno lo era in quegli anni.
Comunque immaginatevelo sulla sua motoretta, un cinquantino, fresco di promozione scolastica, che si impatta durante un sorpasso azzardato contro una macchina; 60 km/h di motorino che si incontrano con gli 80 km/h, timidamente frenati, di una macchina sportiva di stazza.
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