In agio all'eminenza del genio della nostra Italica intellighentia, vogliamo riportare la determinazione delle parole del nostro Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini, tratte da un comunicato datato Roma, 23 settembre 2011:
Ed è da questo plauso, sentito dal più profondo del cuore, che ringraziamo Il Dottor G.G. (che ha richiesto l'anonimato proprio per rispettare il successo di un laborioso progetto collettivo), benemerito ricercatore italiano al CERN di Ginevra e tra i firmatari del progetto del tunnel per la facilitazione della Circolazione dei neutrini tra il CERN e i laboratorii del Gran Sasso, per essere su queste pagine e aver accettato di rispondere alle nostre curiosità.
Benvenuto su Lettere e Giorni Professore e grazie sinceramente per la sua disponibilità, ci racconti com'è nata questa idea magnifica.
- Innanzitutto grazie a voi per il cortese invito!
Come sempre la genesi di questi ambiziosi progetti non è opera di una sola mente, né avviene in poco tempo. Era già evidente dagli anni 80 che, per ottenere risultati mai raggiunti prima nella fisica dei neutrini, fosse necessario regolarne e migliorarne la circolazione tra i laboratori del CERN e del Gran Sasso. Come si può intuire erano vari i punti problematici della circolazione in superficie, due fra tutti: le dogane svizzera e francese, le autostrade italiane spesso affollate e di certo non ben attrezzate per supportare la circolazione di miliardi di neutrini al secondo (emblematico era il costante rallentamento dei neutrini nei pressi di Casalecchio, nonché le interminabili file estive nei pressi di Rimini). Fu proprio in queste condizioni che molti fisici incominciarono a pensare ad una possibile soluzione del problema. All'inizio l'idea del tunnel nonostante si presentasse come la più efficace, non fu accollata con favore viste le grandi difficoltà tecniche associate. Ben presto però le divergenze e le diffidenze, anche alla luce delle riuscite esperienze europee dei grandi tunnel, dal Monte Bianco al San Gottardo, furono superate, e un rinnovato entusiasmo si diffuse nella comunità scientifica. Ci volle lo sforzo di quasi 200 tra fisici ed ingegneri, ben 5 anni di progettazione e quasi 20 di costruzione, ma alla fine eccoci qua.
Quali sono state le difficoltà intervenute?
- Le difficoltà incontrate sono state tantissime: scavare un tunnel di quelle dimensioni (750 Km) perfettamente dritto, sviluppare sistemi di drenaggio dell'acqua proveniente dalla superficie, prevedere uscite di sicurezza utilizzabili da particelle che viaggiano a velocità paragonabili a quelle della luce, sono state cose che in più di un'occasione hanno dato enormi grattacapi ai nostri ingegneri e che hanno richiesto soluzioni innovative e creative. Ma il problema che ha veramente rischiato di far saltare il progetto è stato più che altro politico: superato il problema della dogana francese grazie alle nuove regole della comunità europea, rimaneva quello della dogana svizzera. Infatti equiparare i neutrini a merci avrebbe portato alla necessità di prevedere la presenza di un ufficio di controllo doganale svizzero nel tunnel che, oltre ad essere estremamente difficile da costruire per garantire condizioni di lavoro accettabili e sicure per i doganieri, avrebbe causato notevoli rallentamenti alla circolazione dei neutrini, riducendo notevolmente i vantaggi del progetto. Per questo fu intrapresa e vinta una battaglia politica per far rientrare i neutrini negli accordi di Schengen e garantirne la libera circolazione. Per questo tutta la comunità scientifica deve ringraziare i Ministeri francesi ed italiani degli Esteri e della Ricerca nelle persone dei rispettivi ministri, che hanno sempre appoggiato e creduto nel progetto.
Se mi posso permettere, il successo in questo caso è senza dubbio dovuto al vostro rispetto per le persone più esposte ai vostri lavori e cioè gli abitanti di quei luoghi attraversati da quest'opera di immense proporzioni. Come avete fatto ad ottenerne la benevolenza senza riscuotere l'attenzione e quindi i riflettori dell'opinione pubblica o dell'informazione, restando nell'anonimato fino al completamento dei lavori?
- Come avrà notato tra le difficoltà appena elencate non facevo riferimento ad eventuali problemi con le
popolazioni dei luoghi attraversati dal tunnel. Dopo l'approvazione del
progetto fu convocato un grande incontro tra una delegazione degli scienziati
del CERN e dei Laboratori del Gran Sasso, i rappresentanti di tutti i Ministeri
coinvolti nel progetto e i rappresentanti, istituzionali e non, di tutte le
realtà locali. Dopo qualche perplessità e paura iniziali, il progetto fu
accolto benevolmente anche perché fu chiaro da subito il basso impatto di un
tunnel costruito a decine di metri sotto il livello del terreno. Sorrido ancora
se ci ripenso, ma un contributo determinante nell'accettazione del progetto fu
dovuto a quel sano antagonismo e campanilismo presente tra le popolazioni
europee: i francesi non volevano essere meno degli svizzeri, gli italiani meno
dei francesi, i lombardi meno degli emiliani ecc… Così appena fu convinta una parte dei
rappresentanti delle comunità locali, una specie di effetto domino rese tutto
più semplice.
Sono sicuro che questo che lei dice possa davvero incuriosire i nostri lettori, ma con questa separazione epocale non ritenete di poter affermare, con le dovute precauzioni del caso s'intende, che oramai non solo gli eventuali lavori di una Salerno-Reggio Calabria, ma persino quelli di un Ponte sullo Stretto possano considerarsi non più in fase embrionale?
Sono sicuro che questo che lei dice possa davvero incuriosire i nostri lettori, ma con questa separazione epocale non ritenete di poter affermare, con le dovute precauzioni del caso s'intende, che oramai non solo gli eventuali lavori di una Salerno-Reggio Calabria, ma persino quelli di un Ponte sullo Stretto possano considerarsi non più in fase embrionale?
- Questa è una domanda
naturale che molti italiani si saranno posti. Tengo però a precisare che
nonostante l'imponenza e l'innovazione di questo nuovo tunnel perfettamente
dritto che collega due laboratori lontani ben 750 Km l'uno dall'altro,
attraversando zone geograficamente e morfologicamente molto diverse tra loro, è
comunque un progetto relativamente piccolo e sicuramente meno impegnativo
rispetto a quello di un'autostrada di circa 400 Km, che dispiegandosi su un territorio
dal pianeggiante al montano attraversa ben tre diverse regioni italiane: i
soldi ed il tempo speso non fanno che confermare questa semplice
considerazione. Un discorso a parte andrebbe fatto per il Ponte sullo Stretto,
ma non voglio sbilanciarmi non essendo un esperto del settore.
Come cambierà quindi il nostro mondo dopo questa vostra opera?
- La risposta a questa domanda non è facile, sicuramente nel campo della fisica permetterà studi sui neutrini impensabili fino ad oggi. Ma non dobbiamo limitarci a questo, il tunnel potrebbe essere utilizzato per lo studio e lo sviluppo di esperimenti nei più disparati campi scientifici, dalla geologia alla speleologia, dalla biologia alla medicina. Senza parlare poi di eventuali perfezionamenti e utilizzi su grande scala delle tecnologie sviluppate per la costruzione del tunnel, che potrebbe presto portare a radicali cambiamenti nei modi di pensare, gestire ed organizzare grossi centri abitati. Immaginate ad esempio fognature che scorrono a decine di metri sotto le città. Addio odori sgradevoli! Oppure alcuni di questi tunnel potrebbero essere usati per raggiungere falde acquifere o sorgenti sotterranee e dare il via a tutta una nuova branca del turismo. Perché precluderci delle possibilità, è nella natura umana pensare in grande e che cosa è il Tunnel se non questo, un grande pensiero che si è trasformato in realtà grazie all'impegno e al lavoro di tanti esseri umani.
- La risposta a questa domanda non è facile, sicuramente nel campo della fisica permetterà studi sui neutrini impensabili fino ad oggi. Ma non dobbiamo limitarci a questo, il tunnel potrebbe essere utilizzato per lo studio e lo sviluppo di esperimenti nei più disparati campi scientifici, dalla geologia alla speleologia, dalla biologia alla medicina. Senza parlare poi di eventuali perfezionamenti e utilizzi su grande scala delle tecnologie sviluppate per la costruzione del tunnel, che potrebbe presto portare a radicali cambiamenti nei modi di pensare, gestire ed organizzare grossi centri abitati. Immaginate ad esempio fognature che scorrono a decine di metri sotto le città. Addio odori sgradevoli! Oppure alcuni di questi tunnel potrebbero essere usati per raggiungere falde acquifere o sorgenti sotterranee e dare il via a tutta una nuova branca del turismo. Perché precluderci delle possibilità, è nella natura umana pensare in grande e che cosa è il Tunnel se non questo, un grande pensiero che si è trasformato in realtà grazie all'impegno e al lavoro di tanti esseri umani.
Ha ragione dottore, è
proprio vero, la ringraziamo per questa esauriente intervista.
Con questo, cari lettori di Lettere e Giorni, attraverso le parole del professor G. istantanee italiche della nostra vorace capacità e del nostro estro laborioso, vi lasciamo con i vostri pensieri a considerare l'obiettivo raggiunto e quel comunicato, così incoraggiante del nostro brillante Ministro Gelmini, come a una pietra miliare su cui poggiare la speme futura.
A presto e buona lettura!
Con questo, cari lettori di Lettere e Giorni, attraverso le parole del professor G. istantanee italiche della nostra vorace capacità e del nostro estro laborioso, vi lasciamo con i vostri pensieri a considerare l'obiettivo raggiunto e quel comunicato, così incoraggiante del nostro brillante Ministro Gelmini, come a una pietra miliare su cui poggiare la speme futura.
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