Autore: Pierre Bayard
Anno 2007
Edizione: Excelsior 1881
Pagine: 205
Pagine: 205
"I libri che recensiva li leggeva soltanto in seguito, così sapeva già quello che ne pensava"
Elias Canetti
"Una notte d'amore è un libro letto in meno"
Honore de Balzac
"Vi sono molti libri con un errore di stampa. E' stato un errore stamparli"
Robert Lembke
Ci siamo, finalmente dopo aver fatto una bella incetta di pareri sull'argomento (sappiate che sono buono perché avrei potuto continuare), possiamo cominciare a parlare di questo splendido ghiribizzo letterario, scritto da Bayard, Professore alla Sorbona di Parigi.
Come parlare di un libro senza averlo mai letto già nel titolo esprime interamente la sua dissacrante tesi. Del resto se parlassimo solo di ciò che sappiamo, perché comprovatamente studiato o esperienziato, passeremmo gran parte della nostra vita in silenzio; focalizzandosi sulla lettura poi, nemmeno volendo saremmo in grado di poter leggere ognuna delle uscite editoriali proposte, nemmeno se fossimo bibliofagi selvaggi. Ed è infatti questo è lo spunto di partenza da cui l'autore parte per la sua riflessione: considerando che moltissimi libri non potremo mai leggerli e considerando che la maggior parte dei libri che leggiamo finiremo comunque per dimenticarli, o parzialmente o completamente, è chiaro considerare più naturale anche riuscire a discutere o argomentare i contenuti di cui non si è mai letta una pagina.
La conoscenza di una cosa non deriva strettamente solo dalla cosa, ma a sua volta è legata all'averne già sentito parlare, a tutto il nostro apparato culturale, ai legami tra il soggetto della dissertazione e tutto ciò che di correlato, per quanto possiamo saperne, esiste. Questo breve libello se solo venisse proposto nelle scuole farebbe la gioia di milioni di studenti, che invece loro malgrado saranno costretti a leggere più di quanto vorrebbero.
Come parlare di un libro senza averlo mai letto già nel titolo esprime interamente la sua dissacrante tesi. Del resto se parlassimo solo di ciò che sappiamo, perché comprovatamente studiato o esperienziato, passeremmo gran parte della nostra vita in silenzio; focalizzandosi sulla lettura poi, nemmeno volendo saremmo in grado di poter leggere ognuna delle uscite editoriali proposte, nemmeno se fossimo bibliofagi selvaggi. Ed è infatti questo è lo spunto di partenza da cui l'autore parte per la sua riflessione: considerando che moltissimi libri non potremo mai leggerli e considerando che la maggior parte dei libri che leggiamo finiremo comunque per dimenticarli, o parzialmente o completamente, è chiaro considerare più naturale anche riuscire a discutere o argomentare i contenuti di cui non si è mai letta una pagina.
La conoscenza di una cosa non deriva strettamente solo dalla cosa, ma a sua volta è legata all'averne già sentito parlare, a tutto il nostro apparato culturale, ai legami tra il soggetto della dissertazione e tutto ciò che di correlato, per quanto possiamo saperne, esiste. Questo breve libello se solo venisse proposto nelle scuole farebbe la gioia di milioni di studenti, che invece loro malgrado saranno costretti a leggere più di quanto vorrebbero.
E qui mi trovo a un bivio, resistere e mantenere un registro semiserio o lasciar pompare la mia vena sarcastica. Perché sarebbe anche facile questo cambio, basterebbe non so citare qualche politico e qualche sua rivisitazione di lettura, oppure pensare al povero Sun Tzu ridotto a operatore di marketing per aziende...
Qualunque cosa pensiate della lettura, questo è un libro da leggere, o per lo meno catturate quello che sentite in giro il resto se tutto va bene verrà da sé, del resto Longanesi usava dire: "L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto".
Buona lettura!
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