Autore: Henry Hank Chinaski (Charles Bukowski) & Fernanda Pivano
Anno 1982
Edizione: Universale economica Feltrinelli
Pagine: 106
"Trovo la vita del tutto priva di interessi, e questo avveniva specialmente quando lavoravo otto o dodici ore al giorno. E la maggior parte degli uomini lavora otto ore al giorno almeno cinque giorni alla settimana. E neanche loro amano la vita. Non c'è ragione per uno che lavora otto ore al giorno di amare la vita, perché è uno sconfitto. Si dorme otto ore, si lavora otto, si va avanti e indietro, tutte le piccole cose che si hanno da fare ... uno che lavora otto ore al giorno ha soltanto due ore o un'ora e mezzo libere per se stesso ... credo che chiunque lo ami sia un grande idiota ..."
Avendo la stessa capacità di concentrazione di un gatto in amore irretito da un gomitolo di lana, è abbastanza frequente che prima di partire per uno dei miei viaggi, che usando esclusivamente i regionali si rivelano sempre mooooolto lunghi, mi dimentichi di comprare un libro.
Oltre alle inevitabili imprecazioni del caso, parte quindi la ricerca. Questa volta, visto che è da un po' che ci ronzavo intorno, mi son convinto a prendere questa intervista di Fernanda Pivano ad uno degli scrittori più alcolisti della storia della letteratura mondiale, Charles Bukowski.
Oltre alle inevitabili imprecazioni del caso, parte quindi la ricerca. Questa volta, visto che è da un po' che ci ronzavo intorno, mi son convinto a prendere questa intervista di Fernanda Pivano ad uno degli scrittori più alcolisti della storia della letteratura mondiale, Charles Bukowski.
Probabilmente le interviste a un autore sarebbero l'ultima delle cose da avere in una propria libreria; non so, prima conquisti la vetta della completezza dei grandi classici, poi ti accosti alla letteratura contemporanea occludendo con le opere più sottili anche gli interstizi tra le scaffalature, quindi rivesti l'esterno della libreria magari usando il patafix (o come diavolo si chiama) con le interviste agli autori. Purtroppo pur ricercando abbondantemente l'ordine, faccio le cose per come queste mi passano per la testa (leggasi ǝuɐɔ ıp ozzɐɔ ɐ), per cui più che buono a completare, son più facile preda degli impulsi.
A ogni modo Quello che importa è grattarmi le ascelle, non mi pare per niente essere stato un cattivo acquisto!
Le pagine dell'intervista son piene di aneddoti davvero eccellenti e, come se in questo senso non bastassero già i suoi libri, parlano di un Bukowski che porta nella scrittura nient'altro che il proprio naturale sentire, senza filtri, senza mediazione. Nelle risposte che vengono offerte, si legge tutta la causticità irriverente per un mondo che si muove secondo regole prestabilite di tale abiezione da risultare quantomeno discutibili. Il tutto è condito da ironia, semplicità e quella grettezza, che forse può anche risultare scomoda, visto il modo di comunicare sempre molto "formale" a cui siamo abituati, ma che osservata attentamente, nella sua essenza nasconde un occhio molto vivo e analitico, forse proprio per il suo essere cinico.
Questo libro regala risate, qualche vezzo di disgusto e brevi perle di sagacia, oltreché demolire tutta una serie di luoghi comuni attecchiti sulle spalle di questo grande autore, che ha un unico vero difetto, quello di non essere più tra noi.
"... Scrivere è qualcosa che non si sa come si fa. Ci si siede ed è qualcosa che può succedere e può non succedere. E allora come si fa a insegnare a qualcuno a scrivere? Non riesco a capirlo perché noi stessi non sappiamo se saremo capaci di scrivere ...".
Buona lettura!
Dopo aver letto la tua recensione sui Marta sono ritornato a vedere se avevi scritto altro. Scusa se mi permetto, ma non saprei in che altro posto scriverti, questa recensione non si legge, volevo solo avvisarti!
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminainnanzi tutto grazie per essere tornato e grazie per il messaggio!
Adesso, quindi, buona lettura!
A presto.
A.
Hank vive!
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