Autore: Bret Easton Ellis Anno 2010
Edizione: Supercoralli Einaudi
Pagine: 148
"Amici amici, amici il cazzo"
Proverbio meridionale
Per scrivere di questo romanzo avevo pensato a due maniere in particolare, la prima diretta al tipico fan che sarebbe arrivata dritta al punto, del resto l'autore si presterebbe piuttosto bene alla soddisfazione di questa tipologia; quindi una seconda meno orientata che avrebbe preso le cose da una certa distanza.
Mi sarebbe piaciuto molto il primo approccio, anche perché mi avrebbe risparmiato non di poco lo scrivere e, come si sa, internet è tiranno nella lettura, tuttavia io non sono un fan di Ellis, anzi lui, che pure nella volta in cui mi capitò di incontrarlo parve divertente, mi sta profondamente antipatico (leggasi ozzac lus ats im), e vorrei poter spiegare il perché, ma non lo so, è una sensazione a pelle.
Imperial Bedrooms è un seguito autonomo, nel senso che non avrete la necessità di andare a leggere la prima parte, ma in qualche maniera forse potrebbe aiutarvi.
A ogni modo io non l'ho fatto.
Questa parte a cui faccio riferimento è Less than zero, che se lo scrivo non tradotto è solo perché, come anche il suo seguito, trae il titolo da un album di Elvis.
In questo primo libro la protagonista è la città di Los Angeles, nel cui ventre pascono i suoi americani e la loro gioventù borghese tra edonismo e decadenza, tra sessualità dissoluta e angoscia quotidiana causata dalla vuotezza dei loro valori (per la serie "modello americano in Europa ci si rivede tra vent'anni").
Da allora sono trascorsi venticinque anni, Clay (già personaggio principale del precedente romanzo) ritorna dopo quattro anni vissuti a New York nella sua città, Los Angeles, ri-intrecciando la sua vita con i suoi vecchi amici di sempre, amori inclusi, con la loro dubbia moralità, con le loro perversioni, con le loro vite da ricchi annoiati.
Un altro libro generazionale? No.
Perché con la sua sagacia, lascivia ed esperienza, Ellis non imbastisce solo un promiscuo accavallamento sentimentale, ma ci infila di rimonta anche un po' di bella violenza, che come il bianco sta sempre bene su tutto (... o era il nero? Boh!).
Non esiste in questo romanzo un dubbio etico che venga risolto con un sospiro di sollievo, il motto è: "se qualcosa può farti accapponare, sta sicuro che ti accapponerà", facendoti ridere sardonico, peraltro. La scrittura è, come al solito di Ellis, agevole e accattivante, fatta a posta per rendere un libro senza infamia e senza lode un best seller (come se a far questo già non bastasse il nome in copertina).
Però, come potete leggere, c'è un però!
Inizialmente, infatti, avevo detto che forse potrebbe aiutare leggere Less than zero, prima di approcciarsi a Imperial bedrooms. E davvero, la cosa mi era venuta in mente senza malizia e senza pensarci, di getto. Ora, riflettendoci, penso che il motivo sia legato al fatto che il senso di nostalgia provato per i personaggi di quel primo libro d'esordio, potrebbe aiutarvi ad apprezzare questo libro, di cui tutto sommato, vista la già numerosa produzione dell'autore, sono abbastanza convinto che avremmo potuto pure fare a meno; questo, non tanto per la sua poca godibilità, quanto piuttosto per la riproposizione di un solito Ellis, che esaspera il lato oscuro della viziata e priva di rimorsi società americana, ritrovabile nella gran parte dei suoi libri.
Buona lettura.
Ps. La battuta "come se a far questo già non bastasse il nome in copertina", vista quella americana del romanzo, non è affatto casuale, come potete ammirare voi stessi.
Mi sarebbe piaciuto molto il primo approccio, anche perché mi avrebbe risparmiato non di poco lo scrivere e, come si sa, internet è tiranno nella lettura, tuttavia io non sono un fan di Ellis, anzi lui, che pure nella volta in cui mi capitò di incontrarlo parve divertente, mi sta profondamente antipatico (leggasi ozzac lus ats im), e vorrei poter spiegare il perché, ma non lo so, è una sensazione a pelle.
Imperial Bedrooms è un seguito autonomo, nel senso che non avrete la necessità di andare a leggere la prima parte, ma in qualche maniera forse potrebbe aiutarvi.
A ogni modo io non l'ho fatto.
Questa parte a cui faccio riferimento è Less than zero, che se lo scrivo non tradotto è solo perché, come anche il suo seguito, trae il titolo da un album di Elvis.
In questo primo libro la protagonista è la città di Los Angeles, nel cui ventre pascono i suoi americani e la loro gioventù borghese tra edonismo e decadenza, tra sessualità dissoluta e angoscia quotidiana causata dalla vuotezza dei loro valori (per la serie "modello americano in Europa ci si rivede tra vent'anni").
Da allora sono trascorsi venticinque anni, Clay (già personaggio principale del precedente romanzo) ritorna dopo quattro anni vissuti a New York nella sua città, Los Angeles, ri-intrecciando la sua vita con i suoi vecchi amici di sempre, amori inclusi, con la loro dubbia moralità, con le loro perversioni, con le loro vite da ricchi annoiati.
Un altro libro generazionale? No.
Perché con la sua sagacia, lascivia ed esperienza, Ellis non imbastisce solo un promiscuo accavallamento sentimentale, ma ci infila di rimonta anche un po' di bella violenza, che come il bianco sta sempre bene su tutto (... o era il nero? Boh!).
Non esiste in questo romanzo un dubbio etico che venga risolto con un sospiro di sollievo, il motto è: "se qualcosa può farti accapponare, sta sicuro che ti accapponerà", facendoti ridere sardonico, peraltro. La scrittura è, come al solito di Ellis, agevole e accattivante, fatta a posta per rendere un libro senza infamia e senza lode un best seller (come se a far questo già non bastasse il nome in copertina).
Però, come potete leggere, c'è un però!
Inizialmente, infatti, avevo detto che forse potrebbe aiutare leggere Less than zero, prima di approcciarsi a Imperial bedrooms. E davvero, la cosa mi era venuta in mente senza malizia e senza pensarci, di getto. Ora, riflettendoci, penso che il motivo sia legato al fatto che il senso di nostalgia provato per i personaggi di quel primo libro d'esordio, potrebbe aiutarvi ad apprezzare questo libro, di cui tutto sommato, vista la già numerosa produzione dell'autore, sono abbastanza convinto che avremmo potuto pure fare a meno; questo, non tanto per la sua poca godibilità, quanto piuttosto per la riproposizione di un solito Ellis, che esaspera il lato oscuro della viziata e priva di rimorsi società americana, ritrovabile nella gran parte dei suoi libri.
Buona lettura.
Ps. La battuta "come se a far questo già non bastasse il nome in copertina", vista quella americana del romanzo, non è affatto casuale, come potete ammirare voi stessi.
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