Ci sono dei film che
restano dentro e non è che sempre tutti abbiano grandi qualità, grandi storie o
grandi attori, semplicemente son lì, a rappresentare qualcosa di pittoresco in
cui ci si è imbattuti e che è rimasto a latitare nei meandri della memoria. La
frase di oggi è: "Oh babbo, ho perso la bandierina, dai cerchiamola
nella mota, forza!", ma non è la follia che mi ha spinto a galla
questa immagine tratta dal film Noi uomini veri di Maurizio Ponzi, è il
titolo di un disco che ho scoperto a dir poco casualmente, che ha il nome di Limo,
cioè mota, cioè miscuglio, cioè intruglio naturale di terriccio e acqua e pietruzzame
vario, cioè amalgama.
Limo, album dei Radical Kitsch alias Giovanni Conforti (voce e autore di testi e melodie), Francesco Capriello (piano), Gianluca Capurro (chitarre), è un lavoro articolato, per certi versi geniale, istrionico e variegato, che attraversa molti generi musicali dal rock compassato di Demodè, a quello con influenze pop di Hoplà e demenziali di Quanta ipocrisia e Diario di un ignavo, fino al rock steady di Mario col metano e Vespe e zanzare.
Limo, album dei Radical Kitsch alias Giovanni Conforti (voce e autore di testi e melodie), Francesco Capriello (piano), Gianluca Capurro (chitarre), è un lavoro articolato, per certi versi geniale, istrionico e variegato, che attraversa molti generi musicali dal rock compassato di Demodè, a quello con influenze pop di Hoplà e demenziali di Quanta ipocrisia e Diario di un ignavo, fino al rock steady di Mario col metano e Vespe e zanzare.
L'album è
costruito su un concept che ancora una volta è richiamato proprio dal titolo.
Il richiamo al limo è tratto infatti dalla Commedia dantesca dove il limo è il
luogo in cui patiscono immersi gli accidiosi che qui sono rappresentati in
maniera scanzonata, briosa ed esilarante dalle dieci figure umane e non dei
dieci brani, un folto gruppo di fuori tempo, di esasperazioni improvvise e di
istantanee del quotidiano.
Limo è un
divertissement leggero, una prova ben riuscita di piacevolezza musicale e
irriverenza testuale goliardica non esageratamente sboccata, come spesso
si tende per associazione al genere, ascoltandolo ho avvertito i brividi
divertenti di quando da ragazzino mi avvicinavo al rock demenziale imparandone
a memoria i testi, ma la cosa più ganza è che l'ho ri-fatto oggi con circa
quindici anni in più.
Buon ascolto!
Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
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