"Salve, ci chiamiamo Seaside Postcards e proveniamo da Pesaro ... Inutile dire che ci piacerebbe davvero essere recensiti nel tuo blog ...", che cari questi ragazzi che hanno esordito con "salve", certo poteva andarmi peggio, visto che almeno non hanno usato il lei.
Dopo aver di primo acchito letto la mail, in pacioso gongolamento da contatto diretto (è solo la mia seconda volta), son stato colto successivamente da improvvisa titubanza: e se non mi fosse piaciuto? Infatti non è mai un buon momento quello in cui qualcuno ti chiede com'è(?) e la risposta è tutt'altro che buona. Ho quindi respirato trattenendo l'aria, doppio click sull'album e poi son rimasto a bocca aperta di fronte a un simile accostamento sonoro.
Seaside postcards, primo album autoprodotto di questo omonimo terzetto pesarese, è un disco dalle sonorità post-punk (una linea di basso davvero bella come nell'apertura di Strange days e nella chiusura di Friedrich) che avrebbe occupato una sua connotazione specifica nell'Inghilterra di fine anni Settanta, e che offre in questo presente una visione rinnovata e accattivante di quel mondo musicale che fu. I testi anglofoni sono immediati, diretti in perfetta assonanza con le note cupe della componente musicale. Un incontro casuale, questo mio con loro, che ha arricchito pur nella brevità della durata dell'Ep (meno di una ventina di minuti), svariati pomeriggi di queste ultime settimane, regalandomi brevi visioni da mare invernale incupite da nuvoloni che non promettono niente di buono, ma che essendo solo cartoline vista mare, senza il riverbero fisico dell'apocalisse che ritraggono, trattengono il loro fascino, confondendo i pensieri, ammaliando.
Seaside postcards, primo album autoprodotto di questo omonimo terzetto pesarese, è un disco dalle sonorità post-punk (una linea di basso davvero bella come nell'apertura di Strange days e nella chiusura di Friedrich) che avrebbe occupato una sua connotazione specifica nell'Inghilterra di fine anni Settanta, e che offre in questo presente una visione rinnovata e accattivante di quel mondo musicale che fu. I testi anglofoni sono immediati, diretti in perfetta assonanza con le note cupe della componente musicale. Un incontro casuale, questo mio con loro, che ha arricchito pur nella brevità della durata dell'Ep (meno di una ventina di minuti), svariati pomeriggi di queste ultime settimane, regalandomi brevi visioni da mare invernale incupite da nuvoloni che non promettono niente di buono, ma che essendo solo cartoline vista mare, senza il riverbero fisico dell'apocalisse che ritraggono, trattengono il loro fascino, confondendo i pensieri, ammaliando.
Buon ascolto.
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