Autore: Frank Miller (colori di Lynn Varley)
Anno 2007
Edizione: Planeta DeAgostini
Pagine: 292 + un paginone finale fronte-retro degno dei migliori tempi delle playmate
Nei giorni in cui ero tutto intento a scrivere la recensione per il disco dei Ronin (il tempo vola quando ci si diverte! [cit. nec.]), durante una delle mie ricche sessioni amicali serali mi sono imbattuto in questo volumone. La cosa è tra l'altro capitata nel giorno in cui venivo a conoscenza della traduzione per la Bao Publishing di Holy terror (graphic novel dello stesso autore che lascerò alle vostre ricerche e al vostro gusto semmai, ché io me la eviterò volentieri), e siccome a noi ci piacciono molto le coincidenze, con il beneplacito del proprietario del suddetto volumone me ne sono temporaneamente appropriato per leggerlo.
La storia, che è stata scritta quasi trenta anni fa, doveva essere più impressionante di quanto mi sia apparsa con gli occhi di oggi e decisamente più accattivante. Quanto all'originalità dubito però che ne abbia mai goduto. I personaggi di Miller hanno caratteristiche molto estreme che, al di là degli eventuali colpi di scena offerti dall'invenzione della trama, tendono a renderli piatti, stereotipati, a volte persino inverosimili nel manifestare il loro carattere. E se sull'inverosimiglianza quasi quasi ci si può soprassedere, per il semplice fatto che è della natura del fumetto l'essere associato istintivamente all'irrealtà, sulla prima no, anche perché alla lunga finisce per stancare inutilmente o creare pesantezza laddove dovrebbe invece catturare. Ronin, che non son sicuro se per la prima volta, ma immortala la collaborazione con Lynn Varley, moglie di Miller, non appare in contrasto con questa tendenza; difatti un po' tutti i personaggi rappresentano nei loro chiaroscuri l'estremizzazione di quanto li caratterizzi, salvo poi manifestare piccoli lampi d'invenzione attitudinale per brevi momenti.
La componente violenta a cui Miller ci ha da sempre abituato, viene anche qui ben rappresentata, ma in un senso più complessivo ho preferito la parte ambientata nel Giappone medievale a quella futuristica, non sciatta, ché stiamo sempre parlando di Miller in fondo, ma comunque non abbastanza sviluppata nelle sue logiche e riconoscibili dinamiche sociali, se non attraverso i suoi stereotipi. L'ambiente appare infatti fisso, come se fosse più una scenografia teatrale dipinta sul compensato, che non un elemento pulsante di per sé in cui la storia viene a innescarsi. Gli stessi personaggi secondari più che ruoli all'interno del graphic novel sembrano aver la parte dei coreuti nel teatro greco, praticamente quella di spettatori parlanti.
La componente violenta a cui Miller ci ha da sempre abituato, viene anche qui ben rappresentata, ma in un senso più complessivo ho preferito la parte ambientata nel Giappone medievale a quella futuristica, non sciatta, ché stiamo sempre parlando di Miller in fondo, ma comunque non abbastanza sviluppata nelle sue logiche e riconoscibili dinamiche sociali, se non attraverso i suoi stereotipi. L'ambiente appare infatti fisso, come se fosse più una scenografia teatrale dipinta sul compensato, che non un elemento pulsante di per sé in cui la storia viene a innescarsi. Gli stessi personaggi secondari più che ruoli all'interno del graphic novel sembrano aver la parte dei coreuti nel teatro greco, praticamente quella di spettatori parlanti.
Forse avrei dovuto leggerlo prima dei volumi di Batman, di 300 (che nonostante la deriva fascistoide ha un suo perché e vi rimando a questo articolo di Wu Ming1, perché non si può fare meglio di così) o di Sin City (che ritengo assolutamente magistrale), ma così non è stato e mi son trovato tra le mani un oniricamente allucinato polpettone fantascientifico a fumetti di inizio anni ottanta, in cui si miscelano una trama non troppo avvincente, dei personaggi appena sufficienti contrapposti o affiancati a un cattivo macchiettistico nel suo voler essere Signore del male e qualche piccolo exploit creativo a salvare un lavoro, che probabilmente anche solo per l'appeal del titolo avrei letto comunque, ma che non annovererò certo tra i momenti di lettura fumettistica più interessanti della mia vita.
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