Uno dei miei lavori degli anni senesi, fu il libraio in un grosso franchising editoriale che al tempo si affacciava su Piazza Gramsci (o Gramisc, come i meno fortunati nella pronuncia riuscivano a dire). Questa libreria aveva tutto in comune con la UBIK di via Irnerio eccetto: un camminamento espositivo sopraelevato a pianta quadra, raggiungibile per mezzo di un'arricciata scala in marmo, che si affacciava all'interno del locale, un disordine imperante anche nei tempi di reso cosmico e una memorabile empatica simpatia dei commessi (in quest'ultima potrebbe esserci qualcosa di sarcastico).
Ok, forse pensandoci non c'era poi così tanto in comune, ma i grandi cuboni centrali, presenti in ambedue, benché ben ordinati in questa bolognese, mi hanno rimandato agli anni verdi in Chiantigiana, che per me erano verdi verdissimi.
Comunque, altra libreria altro evento.
La casa editrice Perdisa, che ormai gioca a tutto campo sul territorio di Bologna, e non solo, era infatti ospite alla UBIK per la presentazione dell'ultimo libro di una scrittrice, Laura Liberale, che nasce aristicamente come poetessa, autrice del romanzo breve Madreferro. È la seconda volta che vengo colpito dalla scelta editoriale di Perdisa, il motivo è il suo aver posto anche in questo caso uno speciale accento sull'importanza della lingua, sul peso delle parole inteso come insieme, unità complessiva e corale.
Madreferro è la storia di una giovane donna che ritorna a casa, nella campagna piemontese, e torna a confrontarsi con i ricordi e le persone, quelle ancora vive, degli anni della sua adolescenza e con una serie di scoperte che mostrano inaspettate verità nascoste, insospettabili misteri legati alla sua famiglia, alle donne della sua famiglia, per essere precisi. Il racconto gode di un linguaggio preciso, accurato, forte e carico di mito, per certi versi pittorico. Difatti è come un colpo di pennello che possiede il tecnicismo d'artista, forse in alcuni momenti troppo preponderante anche se comunque mai asfissiante, unito alla forza espressiva della raffigurazione, perfetta negli ambienti quanto nei sentimenti.
Il Madreferro che ho percepito dalle brevi catturanti letture, fatte anche da chi il libro l'aveva già letto e si era sentito di condividerne una brevissima parte alla presentazione, è il percorso di un esorcismo, proprio dell'autrice - come ha lei stessa confidato ai presenti - prima che della protagonista, in entrambi i casi orientato alla scoperta, alla soluzione e all'assimilazione di personali drammi famigliari. Ma ciò che colpisce senza scampo in questa ricerca dell'identità, è l'inquietudine profonda, a tratti impressionante, da cui si finisce per sentircisi oppressi.
A presto e buona lettura!
La casa editrice Perdisa, che ormai gioca a tutto campo sul territorio di Bologna, e non solo, era infatti ospite alla UBIK per la presentazione dell'ultimo libro di una scrittrice, Laura Liberale, che nasce aristicamente come poetessa, autrice del romanzo breve Madreferro. È la seconda volta che vengo colpito dalla scelta editoriale di Perdisa, il motivo è il suo aver posto anche in questo caso uno speciale accento sull'importanza della lingua, sul peso delle parole inteso come insieme, unità complessiva e corale.
Madreferro è la storia di una giovane donna che ritorna a casa, nella campagna piemontese, e torna a confrontarsi con i ricordi e le persone, quelle ancora vive, degli anni della sua adolescenza e con una serie di scoperte che mostrano inaspettate verità nascoste, insospettabili misteri legati alla sua famiglia, alle donne della sua famiglia, per essere precisi. Il racconto gode di un linguaggio preciso, accurato, forte e carico di mito, per certi versi pittorico. Difatti è come un colpo di pennello che possiede il tecnicismo d'artista, forse in alcuni momenti troppo preponderante anche se comunque mai asfissiante, unito alla forza espressiva della raffigurazione, perfetta negli ambienti quanto nei sentimenti.
Il Madreferro che ho percepito dalle brevi catturanti letture, fatte anche da chi il libro l'aveva già letto e si era sentito di condividerne una brevissima parte alla presentazione, è il percorso di un esorcismo, proprio dell'autrice - come ha lei stessa confidato ai presenti - prima che della protagonista, in entrambi i casi orientato alla scoperta, alla soluzione e all'assimilazione di personali drammi famigliari. Ma ciò che colpisce senza scampo in questa ricerca dell'identità, è l'inquietudine profonda, a tratti impressionante, da cui si finisce per sentircisi oppressi.
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