“Terribilmente statico
male in arnese a scrivere
mi trovo sempre disperato
quando ti vedo spoglia”
Carta
Se si parla di armonia musicale il controcanto è
sicuramente una delle pratiche che mi lascia sempre piacevolmente incantato
(oggi andiamo per assonanze), diciamo quando ben eseguito naturalmente (oh ma
certo monsieur Lapalisse si accomodi prego, che c’è posto). E questo disco è
continuamente stato in grado di appagarmi, un bello schiaffo nei miei confronti
da parte del pop, verso il quale il mio dileggio è frequente come la presenza
dei formaggi nella mia dieta. Questo a testimoniare primo che io sia un gran
consumatore di formaggi, quindi anche che c’è pop e pop e non è che tutta la
produzione nostrana sul genere sia da non considerare, anzi.
Gli En roco, a una certa distanza dal precedente lavoro Spigoli, ritornano con il loro “Né uomini né ragazzi” (Fosbury/Audioglobe 2011), un disco caratterizzato da un ritmo che si alterna tra ballate suadenti (In favore del vento, Bonjour tristèsse, Nell’acqua) ed elettricità coinvolgente (Carta, I giorni della lepre, Non dimentico) tenute insieme da una freschezza poetica particolarmente ricca di significati, di domande e di dubbi esistenziali e da un controcanto deliziosamente armonico.
L’Ep della band genevose si presenta con un’eleganza
molto personale, appagante nei sensi come nel tempo di ascolto, che lascia a
soffermarsi sul suo peso artistico già dall’inizio con la canzone di apertura Un significato, che potrebbe essere un
po’ anche l’incipit di un viaggio alla ricerca di se stessi, del piacere, del
dolore o della vita, il concept su cui il disco stesso è costruito.
Né uomini né ragazzi, mette nostalgia e desiderio di
scoperta, attraverso liriche che agitano il pensiero, senza ingenuità, ma anche
senza aggressione. E’ una libera associazione, di sentimenti, di emozioni e
sensazioni non semplicemente piacevoli, ma, forse, quelle che creano ragazzi e
ne lasciano uomini, come tempo che scorre.
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