Aroma, emanazione, fragranza, profumo, aulenza, miasma, sentore, effluvio, puzzo, fetore, tanfo, graveolenza, maleolenza, afrore.
Forse siamo al completo, o forse no, fatto sta che ognuna di queste parole si lega come sinonimo a odore, il che indica due cose in particolare: la prima che pur nella ricchezza offerta dal linguaggio, c'è nell'uso che se ne fa un impoverimento della forma; la seconda è che la parola odore, come la parola qualità, nel nostro vocabolario è semplicemente un contenitore neutro, cioè è priva di una connotazione negativa o positiva perché le contiene entrambe.
A fare forse chiarezza o magari semplicemente a parafrasare il motto "abbiate naso", da domani al 27 maggio, Bologna, ma anche Ferrara, Modena e Rimini, ospiteranno le tappe-evento (quindi le tappento) della terza edizione dello Smell, il Festival Internazionale dell'Olfatto. Il sottotitolo di quest'anno è L'alba dell'indomani, che maturandosi nell'implicito "quale odore avrebbe secondo voi?" mi porta al motivo principale per cui son qui a scrivere questo post.
Ho scelto, tra le immagini trovate in rete, una in cui è escluso dalla copertina dell'artista Georges Bousquet lo sponsor principale dell'evento, perché sarà anche che tutto è slegato e soprattutto quando c'è di mezzo l'aggettivo culturale si fa ancora più in fretta a dirlo, ma a stringere i fili nulla lo è mai. Per questo, anche se solo fuori da questo spazio che dire minuto è dire poco, eliminiamo quel che dovrebbe essere in più, il fardello da lasciare appena entrati in casa, e non il motore senza il quale nemmeno la casa esisterebbe.
L'alba dell'indomani è un titolo dall'eco forte, mi rimanda a formule tipo: "Noi pochi. Noi felici pochi. Noi manipolo di fratelli". Ed è singolare, perché invece, visti i tempi, mi vien da pensare di più a: "Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato".
Tornando però a bomba, o almeno provandoci, al tema associato allo Smell e quindi focalizzandomi sull'olfazione, parola che ho imparato proprio in questi giorni di conferenza stampa e che mi sentivo in dovere di usare, devo ammettere che rifletto da tre giorni ormai, sia su quale potrebbe essere un mio contenuto, sia su tutte quelle parole che ho letto (ché mica solo a me l'hanno chiesto) o in cui mi son imbattutto, ipnotizzandomi con decine di stronzate new age e buoniste, ma forse anche centinaia, tanto che le risposte hanno generato invidia negli ambienti glamour tra le ragazze che alla domanda per Miss Italia: "Che mondo vorresti?", avrebbero voluto rispondere se qualcuno si fosse preso la briga di interpellarle: "vorrei che sparisse la fame del mondo, la guerra e poi ... l'ho già detta la fame del mondo?"
Ma veniamo al sodo, che io anche senza che mi venga chiesto adoro accostarmi al mondo intorno annusandolo e così in soli tre giorni, affacciandomi dalla mia finestra, ho sentito fragranze di pasta al forno fatta in casa, con quel suo saporoso (odoroso e saporito insieme) pomodoro bruciacchiato, e odore di pioggia che già sporca all'origine, attaccandosi all'asfalto e poi risalendo nelle nari, aumentava il suo lezzo, e poi quello imprecisato del bucato appena steso e quello dei tubi di scappamento non catalitici. Alla fine quando di fronte alla domanda l'alba dell'indomani, ho pensato: "sì, ma qual è l'alba di domani e dove sarò a odorarla?" la risposta non ha poi tardato così tanto.
Immagino un mondo dominato dalle puzze e dagli odori sintetici dove il contrasto visivo tra città e campagna sarà ancor più elevato di oggi, ma la città puzzerà di città e la campagna raccogliendo ogni miasma di quel cementificato agglomerato umano, finirà per lasciar germogliare papaveri rossi alla diossina o piccoli funghi al profumo di gomma da macchina bruciata. Sarà un mondo dove la cucina di ognuno avrà lo stesso odore delle cucine dei ristoranti cinesi, con quell'odore d'olio stantio e grasso rarefatto talmente somiglianti tra loro da poter essere catalogato come unico, come facciamo oggi con qualunque scatoletta di cibo per animali. Immagino un mondo in cui quella merda chimica di mozzarella da pizza da un euro e cinquanta alla ruota, ci abbindoli per le strade con la scusa del risparmio e ci farà anche dire: "Hmmm senti che profumino!". Un mondo dove le cose come il denaro, che dovrebbe puzzare per ricordare che in qualche punto c'è il tuo sudore e in qualche altro quello di un altro, sapranno solo di anonima plastica inodore e dove un'arancia, avrà la stessa essenza del Biochetasi.
In quel mondo si sfoglieranno enciclopedie che descriveranno come grandi cataloghi gli odori che sono esistiti e i più giovani, abituati solo al raffinato bouquet di miscelazioni aromatiche delle proprie scorregge, guarderanno seduti sulle gambe dei propri genitori con curiosità sincera quei grossi ricettari, come noi facevamo di fronte ai libri sui dinosauri, all'enciclopedia medica. I più fortunati potranno addirittura visitare il Museo dei profumi del mondo, dove accanto all'odore della lumaca di terra sarà conservato un dosatore di Light'n Blue di D&G e un campione di Lysoform.
In quei giorni che verranno sarà considerato fuorilegge puzzare e anzi verrano stilate cartelle neolombrosiane per indicare la pericolosità di un individuo a partire dall'odore della sua pelle, questo per non essere più aprioristicamente tacciati di razzismo.
Quando assisteremo all'alba di domani saremo così pieni di quel mondo, che ci sembrerà l'unico mondo possibile e anche l'afrore di tanta banalità ci sembrerà neutro.
Buona lettura.
Ho scelto, tra le immagini trovate in rete, una in cui è escluso dalla copertina dell'artista Georges Bousquet lo sponsor principale dell'evento, perché sarà anche che tutto è slegato e soprattutto quando c'è di mezzo l'aggettivo culturale si fa ancora più in fretta a dirlo, ma a stringere i fili nulla lo è mai. Per questo, anche se solo fuori da questo spazio che dire minuto è dire poco, eliminiamo quel che dovrebbe essere in più, il fardello da lasciare appena entrati in casa, e non il motore senza il quale nemmeno la casa esisterebbe.
L'alba dell'indomani è un titolo dall'eco forte, mi rimanda a formule tipo: "Noi pochi. Noi felici pochi. Noi manipolo di fratelli". Ed è singolare, perché invece, visti i tempi, mi vien da pensare di più a: "Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato".
Tornando però a bomba, o almeno provandoci, al tema associato allo Smell e quindi focalizzandomi sull'olfazione, parola che ho imparato proprio in questi giorni di conferenza stampa e che mi sentivo in dovere di usare, devo ammettere che rifletto da tre giorni ormai, sia su quale potrebbe essere un mio contenuto, sia su tutte quelle parole che ho letto (ché mica solo a me l'hanno chiesto) o in cui mi son imbattutto, ipnotizzandomi con decine di stronzate new age e buoniste, ma forse anche centinaia, tanto che le risposte hanno generato invidia negli ambienti glamour tra le ragazze che alla domanda per Miss Italia: "Che mondo vorresti?", avrebbero voluto rispondere se qualcuno si fosse preso la briga di interpellarle: "vorrei che sparisse la fame del mondo, la guerra e poi ... l'ho già detta la fame del mondo?"
Ma veniamo al sodo, che io anche senza che mi venga chiesto adoro accostarmi al mondo intorno annusandolo e così in soli tre giorni, affacciandomi dalla mia finestra, ho sentito fragranze di pasta al forno fatta in casa, con quel suo saporoso (odoroso e saporito insieme) pomodoro bruciacchiato, e odore di pioggia che già sporca all'origine, attaccandosi all'asfalto e poi risalendo nelle nari, aumentava il suo lezzo, e poi quello imprecisato del bucato appena steso e quello dei tubi di scappamento non catalitici. Alla fine quando di fronte alla domanda l'alba dell'indomani, ho pensato: "sì, ma qual è l'alba di domani e dove sarò a odorarla?" la risposta non ha poi tardato così tanto.
Immagino un mondo dominato dalle puzze e dagli odori sintetici dove il contrasto visivo tra città e campagna sarà ancor più elevato di oggi, ma la città puzzerà di città e la campagna raccogliendo ogni miasma di quel cementificato agglomerato umano, finirà per lasciar germogliare papaveri rossi alla diossina o piccoli funghi al profumo di gomma da macchina bruciata. Sarà un mondo dove la cucina di ognuno avrà lo stesso odore delle cucine dei ristoranti cinesi, con quell'odore d'olio stantio e grasso rarefatto talmente somiglianti tra loro da poter essere catalogato come unico, come facciamo oggi con qualunque scatoletta di cibo per animali. Immagino un mondo in cui quella merda chimica di mozzarella da pizza da un euro e cinquanta alla ruota, ci abbindoli per le strade con la scusa del risparmio e ci farà anche dire: "Hmmm senti che profumino!". Un mondo dove le cose come il denaro, che dovrebbe puzzare per ricordare che in qualche punto c'è il tuo sudore e in qualche altro quello di un altro, sapranno solo di anonima plastica inodore e dove un'arancia, avrà la stessa essenza del Biochetasi.
In quel mondo si sfoglieranno enciclopedie che descriveranno come grandi cataloghi gli odori che sono esistiti e i più giovani, abituati solo al raffinato bouquet di miscelazioni aromatiche delle proprie scorregge, guarderanno seduti sulle gambe dei propri genitori con curiosità sincera quei grossi ricettari, come noi facevamo di fronte ai libri sui dinosauri, all'enciclopedia medica. I più fortunati potranno addirittura visitare il Museo dei profumi del mondo, dove accanto all'odore della lumaca di terra sarà conservato un dosatore di Light'n Blue di D&G e un campione di Lysoform.
In quei giorni che verranno sarà considerato fuorilegge puzzare e anzi verrano stilate cartelle neolombrosiane per indicare la pericolosità di un individuo a partire dall'odore della sua pelle, questo per non essere più aprioristicamente tacciati di razzismo.
Quando assisteremo all'alba di domani saremo così pieni di quel mondo, che ci sembrerà l'unico mondo possibile e anche l'afrore di tanta banalità ci sembrerà neutro.
Buona lettura.
che bello... inutile dire che con sfumature di pensiero diverse - ma perchè sono femmina penso - la penso come te. almeno fino ad un certo punto. mi fermo davanti alla probabile riuscita della totale manipolazione culturale di cui siamo vittime e artefici contemporanemante (perchè alimentiamo chi la produce, e in mille modi diversi): a quel punto non so più cosa sarà opportuno sniffare. non so più se il nostro olfatto sarà totalmente scollegato dalla realtà o vivrà su binari differenti. da un lato l'abitudine al Suk marocchino, dall'altro il bianco ottico dell'odore artificiale che piace tanto perchè sa di pulito ("e io vorrei taaanto sapere di pulito, perchè non so di pulito anche quando SONO pulita?" "perchè hai un TUO odore figliola" "ma il mio odore non mi piace, io voglio sapere di quell'odore lì"). è inevitabile temo. :*
RispondiEliminaMi domando come sia possibile che io non ti abbia nemmeno ringraziato, per la briga che ti sei presa di leggermi e di rispondermi.
EliminaScusami, sono imperdonabile, scusami.
A presto!
Andrea