Immaginate di avere tra le mani il vostro ingiallito e polveroso album fotografico delle vacanze, quello in cui disordinatamente avete messo le fotografie più belle dei vostri viaggi. Immaginate di averlo ritrovato casualmente in mezzo a chissà a quali altre cianfrusaglie, magari quelle maracas arancioni a pois verdi comprate a Cancun, o quella maschera da kabuki giapponese con quelle strisce blu e rosse a contornare gli occhi cavi.
L'estasi di una scoperta inaspettata. Una ri-scoperta in questo caso, ma pur sempre estatica.
Ho voluto aprire in questa maniera proustiana (per la quale a causa della mia cialtroneria, il legittimo proprietario del termine starà rigirandosi nella tomba), perché in questo suo "Il montaggio delle attrazioni" edito da Tannen records, il compositore veronese Andrea Faccioli, attraverso il suo progetto strumentale Cabeki, ci lascia apprezzare in ogni brano le immagini sprigionate dalle sue eclettiche qualità artistiche, arricchite dall'uso di strumenti convenzionali, folk ed etnici, a meno convenzionali strumenti/giocattolo come Ukelin, Autoharp e Stylophone, saltando dal post rock al blues, dalla musica da camera all’elettronica minimale, viaggiando dalla morigeratezza western di "Nelle tasche rotte" all'energia elettronica di "Tokio New Orleans" (per citare due degli undici brani).
E se è vero che si prova un fitto senso di smarrimento in questo carosello di suoni, di rumori e di melodie, questo è solo dipendente dalla nostalgia; quella che proveremmo sfogliando quel meraviglioso arlecchino ingiallito contenenti le istantanee dei nostri viaggi, perdendoci per la meraviglia dei ricordi, un po' nostri e un po' di quelli che immagineremmo appartenenti agli inconsapevoli passanti, circoscritti loro malgrado, nel nostro ritrovato passato in miniatura.
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