Titolo originale:
Autore: Vincino & Autori Vari
Anno 2007
Edizione: Rizzoli
Pagine: 169
"Il male non muore mai"
A volte per mutare le sorti di un qualsivoglia panorama artistico basta poco, magari una cena tra amici, chessò sei lì a mangiare due bucatini alla amatriciana e tra uno schizzo di sugo evitato, che ti sporcherà di certo dopo il terzo bicchiere di vino, magari buono, e una mollica di pane tirata, ci scappa qualche parolina di troppo, una cosa tipo "ma si facesse qualche ganzata tutti insieme?"... Non ho idea di come possano nascere alcune esperienze, ma mi diverte pensare che il cibo e qualche bicchiere di troppo siano accompagnatori audaci di qualunque impresa grandiosa.
Il 3 Maggio 1978 un gruppo di spiantati dalla maestosa creatività e talento che sarebbe bastato per illuminare una nazione fondarono, prima che una rivista, un'esperienza da cui, da lì in poi, non potranno far altro che attingere tutti gli altri che avrebbero voluto cimentarsi nella realizzazione di simili creazioni. Quel giorno stava nascendo qualcosa che sarebbe rimasto immortale, nel bene ma soprattutto nel Male, appunto!
L'esperienza editoriale de Il Male fu straordinaria e se si pensa che la sua epopea è durata un quinquennio, si resterà sconvolgentemente increduli; infatti la prima domanda che verrà in mente sarà "5 anni com'è possibile che non li abbiano fermati prima?"
Ci provarono in tutti i modi. Subì moltissimi sequestri e decine di volte fu processato per "offese a capo di stato estero" (il Papa era uno dei bersagli quindicinali prima, settimanali poi della rivista) "vilipendio", "diffusione di materiale osceno", non bastò mai.
Qualcuno tra voi ricorderà certo le vignette di Vauro, le polemiche che fecero scoppiare e i moti d'indignazione. Ecco, immaginate di vedere il volto di Papa Wojtyla (detto Giampaolo) di ritorno dal viaggio in Brasile sfigurato e sotto scritto: "Io detto, bambino no baciare papa... no baciare... lui baciato... ecco frittata" o la fantasiosa tragica avventura a fumetti di Moro dopo essere stato trovato morto o il titolone di copertina "Non sparate sui bambini, tanto muoiono lo stesso".
Non esisteva nulla che potesse fermarli. Un diritto di satira, oltraggiosa, oscena, esilarante, consumato in tutta la sua opulenta estrosità godereccia, un ceffone dato a piena mano sul viso dell'Italia perbenista di quegli anni e a tutti i suoi occupanti più in vista.
Non appena ho saputo dell'esistenza di questo libro/raccolta non ho resistito alla tentazione di comprarlo. Del resto, per quanto però possa pensare di rammentarli con nostalgia, è di ricordi inventati che sento la mancanza visto che non li ho vissuti mai (se non come troppo impegnato a distinguere le differenze tra me e quello nello specchio). E così alla fine dell'elenco di tutti i collaboratori storici della rivista mi restano le domande senza risposta, di tutte le volte che qualcosa di così avanguardistico (o di particolarmente catturante) mi passa tra le mani; quell'"ok, e poi cos'è successo?".
E poi con gli anni, quell'"era mitica" in cui ce la si poteva cavare con un "chiamo a testimoniare il Papa" e metaforicamente urlare il salvotutti in tribunale, come accadde a Vincino, è stato sostituito da un inquietante, agghiacciante oggi che non ha più nulla di rocambolescamente irrivirente e tutto sommato "innocente".
L'ilare rimpiazzato dal grottesco, l'avanguardia dalla quotidianità spicciola, il Male da essere liberamente sbattuto in bella vista nelle civette delle edicole, a quello più silenzioso e letale spacciato per verità diffamatoria e diffuso sottilmente senza responsabilità in televisione. Vi dice niente, ad esempio, un giudice che indossa calzini turchesi?
Gran bel guadagno per davvero, direbbero sarcasticamente in Toscana.
"Rivendico il diritto alla cazzata" risponderebbe Tognazzi, ma faccio volentieri le sue veci...
...anche se non ne valgo che le feci.
Buona lettura.
Ps. Vi lascio con la speranza futura di poterne rigustare la dissacrante presenza...
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