Forse Di Primavera in Primavera, la loro opera prima, visto l’andazzo collettivo, sarebbe anche potuta passare in sordina, ma Niente (è un bel pensiero da mettere tra le gambe alle ragazze) – oltre che essere una strofa del pezzone disilluso del disco, intitolato La macchina da guerra - è uno di quei nomi azzeccatissimi in grado di catturare l’attenzione anche del più insensibile recensore.
E così, con una simile genialata d’apertura, Gli Amo, a distanza di pochissimo tempo, mi ritornano sotto gli occhi con un disco - elettrico, sovraccaricato di distorsioni e parole che si inseguono – che è la continuazione naturalissima del precedente senza, fortunatamente, esserne la ripetizione. Protagonista dei testi come già allora è, anche dove ben mimetizzato nei racconti di gite fotografiche, come in Bagnoli, l’amore, quello per l’amato/a che nella nostra storia personale ce l’ha spinto a tradimento lì, dove faceva più male, lasciandoci ad urlare ubriachi alla notte, con i vicini a maledirci dalle finestre e le macchine a fari spianati a percularci strombazzanti per la nostra sbornia molesta.
E quindi com’è sto disco? Ascoltatevelo e ditemelo voi, perché io sono rimasto pure stavolta abbacinato, ché Niente è uno di quei dischi che dentro di te lo sai che non possono piacerti e invece te lo riascolti in loop e ogni volta pensi che ti stia dicendo delle cose che ti riguardano, come quando ti guardi allo specchio per più di un minuto e cominci a notare i microsolchi della pelle, i punti in cui dovevi farti meglio la barba, le stempiature da trentenne che non ricordavi di avere anche un mese fa.
Niente, è una seconda prova che al di là di tutti i rigurgiti letterari da recensori pindarici, vola potente come una palla di cannone insinuandosi prepotente nell’orecchio di chi ascolta in poco più di venti minuti musicali, lo fa con un suono punk ringalluzzito dall’immancabile tastiera elettronica e dalla voce, che nella tematica del disco è come un bisogno incessante.
E poi c’ha quel titolo, miseria ladra, che titolo!
Buon ascolto!
Niente, è una seconda prova che al di là di tutti i rigurgiti letterari da recensori pindarici, vola potente come una palla di cannone insinuandosi prepotente nell’orecchio di chi ascolta in poco più di venti minuti musicali, lo fa con un suono punk ringalluzzito dall’immancabile tastiera elettronica e dalla voce, che nella tematica del disco è come un bisogno incessante.
E poi c’ha quel titolo, miseria ladra, che titolo!
Buon ascolto!
Ringrazio Sound Magazine e Valentina per l'opportunità.
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