“Cieca nostalgia si impossessa del mio corpo
Mentre tu ti
allontani lenta
Mentre tu ti
allontani lenta
A stento sento
voglia di pensare al tempo vicino
Che abbiamo
trascorso acconto
Che abbiamo
trascorso acconto
Ma non mi stanco
di cercarti
non mi stanco di sognarti
non mi stanco di
cercarti
nei miei pensieri”
Coltivare piante grasse - Non mi stanco
A volte si può aver voglia di
andare in un locale da soli, non per vedere il proprio riflesso sempre più
abbruttito sul fondo di un bicchiere, sempre meno liquido e sempre più vetroso,
o per rimpinguare carnalmente qualche mese di sogni erotici in bianco, ma
semplicemente per stare con i propri pensieri, con la voglia di affogare se
stessi nel mezzo di un brusio di fondo. In una sera come quelle sarebbe
perfetto se si trovasse a sorpresa un gruppo come i Med in itali.
Coltivare piante grasse, disco di esordio di questa band torinese in continua evoluzione (al
momento della realizzazione del disco: Niccolò Maffei – chitarra e voce; Matteo
Bessone – Batteria; Nello Zappalà – basso; Amedeo Spagnolo – sax;), prodotto da
Libellula Music, si fregia di una prosa cantautorale deliziosa, accompagnata da
ritmi e armonie che partendo da un “rock da camera” si addolciscono con morbidissime
e confidenziali incursioni jazz e funk.
Pur essendo il primo disco
(precedentemente solo brevissimi Ep) c’è tutta l’espressione di una maturità
creativa più che invidiabile, sicuramente merito dell’attività pregressa del
gruppo anche e soprattutto live. Maturità che non si percepisce solo nella
misura perfetta con cui ognuno degli strumenti suona, lasciando in dissolvenza il
piacere della propria traccia, ma anche nella voce di Maffei, baritonale, accogliente,
pulita. I testi sono microracconti di storie d’amore (Perle umide, Non mi stanco)
e di sarcasmi - più o meno ironici e più o meno amari - del vivere moderno (Schiava di un’idea, Musicista precario) e lo fanno con un linguaggio semplice che
scivola addosso depositandosi in piccoli anfratti all’altezza della pancia, producendo
risultati presumibilmente differenti in ognuno, ma che in me ho identificato
come coinvolgente senso di vuoto da bulimia sentimentale.
Quarantacinque minuti di
musica sono appena trascorsi, a che numero di boccali vuoti siete arrivati?
Quale che sia il numero
ricordatevi di applaudire.
E di pagare prima di
uscire, naturalmente…
Buon ascolto!
Ps. Ringrazio Soundmagazine e Valentina per l'opportunità!
mi hai incuriosito, peccato il video di you tube non funzioni...me ne troverò uno io^^
RispondiEliminaCiao!
EliminaGrazierrimissime sia per il commento, sia per la segnalazione.
Adesso dovrebbe essere visibile!
A presto.
Andrea