Titolo originale:
Autore: Gianrico Carafiglio
Anno 2002
Editore: Sellerio editore
Pagine: 327
"Il mio cervello cercava freneticamente una scusa per scappare.
In fondo erano quasi le due di notte,
io dovevo lavorare il giorno dopo,
avevamo passato una bella serata,
sicuramente ci saremmo rivisti,
non ti preoccupare ti richiamo io,
poi ho anche un leggero mal di testa.
No, non c'è nulla che non va a parte il fatto che sei un'alcolizzata, drogata probabilmente ninfomane e a me viene voglia di piangere. Davvero, ti richiamo ..."
Non mi piacciono gli avvocati, e mentre ci penso mi sento di ritornare bambino, seduto al posto davanti del passeggero, mentre è la voce di mio padre a dirmi questa cosa o a dirsela da solo ad alta voce. Il pensiero immediatamente successivo che realizzo, è che alcuni retaggi te li porti dentro e non c'è proprio un cazzo da fare.
Comunque, dicevo, non mi piacciono gli avvocati e c'è un motivo: sono l'emblema del sorrisino da stronzi, quello che nasconde la facciata furbina del chi sa, ad esempio, che la lingua con cui sta per parlarti o la sai o non la sai e già solo per questo sta per mettertelo al culo.
E a me gli stronzi piacciono solo in uscita.
Però, insomma, mi son letto 'sto romanzo, per definizione legal thriller, quasi tutto d'un fiato, praticamente 150 pagine al giorno, perché è scorrevole, appetibile, vivace ed è scritto per essere letto così. La storia è semplice, viene trovato morto un bambino, il negretto extracomunitario di turno viene additato come colpevole e il resto vien da sé, con un avvocato, personaggio personalissimo di Carofiglio, Guido Guerrieri, che si prende a cuore la storia di Abdou Thiam, il presunto colpevole, perché in un certo senso crede che parli anche della sua storia. Una vicenda semplice. E anche la realizzazione finale è semplice. Probabilmente è proprio per la semplicità che il libro mi è risultato così interessante.
Qualche riga più in su sottolineavo la sua appartenenza al genere legal thriller e, a dire la verità, è quasi un peccato. Nel senso che il tema orizzontale dell'inchiesta è proprio la parte non solo più noiosa, ma anche meno avvincente, quella di cui da lettore avrei fatto a meno. L'autore dà invece il meglio di sé proprio quando racconta qualche spaccato di vita barese (la storia si ambienta a Bari e provincia), quando ti inebria del profumo del mare, aromatico quanto quello di una palestra chiusa in uno scantinato, o quello di una strada o di un secondo di pesce gustato al ritorante. Testimone inconsapevole è un'opera prima e non so quanto di Guido Guerrieri sia vero e appartenga al mondo reale del suo creatore e quanto sia finzione, ma, ne sono abbastanza sicuro, nemmeno mi interessa. Quello che mi interessa e che mi è piaciuto, è che alla fine ti diventa familiare, amichevole, amabilmente quotidiano e poi ci pensi e ti viene in mente che 'sto stronzo d'un avvocato, lo conosci da due giorni. E questo è un buon segno, di quelli che poi ti fanno consigliare il libro.
Buona lettura!
Nessun commento:
Posta un commento
Commentate, ché solo nello scambio c'è ricchezza per entrambi.