Going Indigo, quasi come l'andare in bianco delle battute tra amici, ma, anche se notturno, il disco si veste di un connotato più peculiare, a sottolineare che l'indaco non è il bianco. E' uno di quei dischi che ti fanno fare i viaggioni, dico proprio nel vero senso della parola, non solo figurato.
Tipo quelli in cui l'obiettivo è arrivare all'alba del giorno dopo e in macchina dopo i bagordi ci sono i resti addormentati dei tuoi compagni di viaggio e, nel buio intorno, i fari illuminano le righe bianche dell'autostrada e il tempo, che non sembra scorrere, ha tutta l'aria di durare per sempre. E poi magari mentre le mani stringono il volante ti viene in mente il Signor Lebowski che pieno di disprezzo dice al suo drughesco omonimo: «La vostra rivoluzione è finita, signor Lebowski, gli sbandati hanno perso» e ti viene da ridere ché tanto sei troppo giovane per crederci davvero.
Going Indigo, dei Going indigo, è un disco simile. C'ha il magone della nostalgia dei ricordi del tempo passato, già intriso nel primo accordo di Ithaca, nelle prime doppie voci, nei testi un po' sognanti nei ritmi e nelle armonie che placidamente scivolano tra pop e folk, anglofono non solo nella vocalità, sovrapponendosi. Tre brani brevi e intensi che vi piaceranno più per l'intensità che per la brevità, che anzi disprezzerete perché non ne avrete abbastanza di tanta bellezza. E un po' vi sentirete anche voi come quel lupo in copertina, con il muso allungato nell'ululare istintivamente alla Luna, un richiamo a perdersi nell'infinito senso di libertà invincibile dell'assaggio della giovinezza.
Buon ascolto.
Tipo quelli in cui l'obiettivo è arrivare all'alba del giorno dopo e in macchina dopo i bagordi ci sono i resti addormentati dei tuoi compagni di viaggio e, nel buio intorno, i fari illuminano le righe bianche dell'autostrada e il tempo, che non sembra scorrere, ha tutta l'aria di durare per sempre. E poi magari mentre le mani stringono il volante ti viene in mente il Signor Lebowski che pieno di disprezzo dice al suo drughesco omonimo: «La vostra rivoluzione è finita, signor Lebowski, gli sbandati hanno perso» e ti viene da ridere ché tanto sei troppo giovane per crederci davvero.
Going Indigo, dei Going indigo, è un disco simile. C'ha il magone della nostalgia dei ricordi del tempo passato, già intriso nel primo accordo di Ithaca, nelle prime doppie voci, nei testi un po' sognanti nei ritmi e nelle armonie che placidamente scivolano tra pop e folk, anglofono non solo nella vocalità, sovrapponendosi. Tre brani brevi e intensi che vi piaceranno più per l'intensità che per la brevità, che anzi disprezzerete perché non ne avrete abbastanza di tanta bellezza. E un po' vi sentirete anche voi come quel lupo in copertina, con il muso allungato nell'ululare istintivamente alla Luna, un richiamo a perdersi nell'infinito senso di libertà invincibile dell'assaggio della giovinezza.
Buon ascolto.
Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità.
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