Sapevo che sarebbe successo prima o poi. Ne ero certo e devo ammettere che ne sono contento.
Dovete sapere che, in via di Pietralata a Bologna, c'è un'osteria che "vale molto più che una semplice messa" (non foss'altro per la presenza dei due simpaticissimi osti, Pasquale e Stefano), Il Rovescio.
Un posto, dove senza dubbio è facile sentirsi a casa, che in questo pomeriggio appena trascorso era particolarmente affollato; almeno a giudicare dai partecipanti che hanno riempito ogni sedia della sala principale, per poter presenziare all'incontro con Giulia Massini, autrice di questa sua seconda fatica edita da Affinità Elettive e intitolata "Il posto che chiami casa".
Dovete sapere che, in via di Pietralata a Bologna, c'è un'osteria che "vale molto più che una semplice messa" (non foss'altro per la presenza dei due simpaticissimi osti, Pasquale e Stefano), Il Rovescio.
Un posto, dove senza dubbio è facile sentirsi a casa, che in questo pomeriggio appena trascorso era particolarmente affollato; almeno a giudicare dai partecipanti che hanno riempito ogni sedia della sala principale, per poter presenziare all'incontro con Giulia Massini, autrice di questa sua seconda fatica edita da Affinità Elettive e intitolata "Il posto che chiami casa".
A parlare di lei e ad aprire l'evento al pubblico c'è un giovane critico letterario, Guido Mattia Gallerani, che servendosi di una poco dinamica, ma precisa e competente analisi, ha compiutamente sviscerato quest'ultimo lavoro della Massini ampliandone i contenuti attraverso la prima opera dell'autrice, Le voci sotto, un libro "categorizzabile" come generazionale. E' con l'esposizione di Gallerani che si arriva esattamente al nocciolo di quello che questo romanzo, pur nelle sue dinamiche comunicative, nelle sue fotografie del reale e nelle sue digressioni filologico-storiche, vuole trattare, il turbamento nascosto dietro alla quotidianità e il tema del doppio. Un doppio che si manifesta in tutta la sua complessità, come se si trattasse dell'altro che ci portiamo dentro, come se il corpo fosse un involucro in cui esso è nascostamente custodito/imprigionato.
Fabria... ehm, Feriano |
Ambientato nel 2007, protagonisti della vicenda sono Matteo e Alice due fratelli della provinciale Feriano ("alter ego" della città di Fabriano). Già dalle prime pagine è proprio l'inquietudine a far da padrona. Matteo, infatti, muore in un incidente stradale, ma in breve le circostanze si rivelano poco chiare ed è questo il quid che spinge Alice a muoversi, svelando, in questa sua ricerca, non solo cosa ci sia dietro la morte del fratello, ma anche paure sepolte e fatti terribili.
Viene percorso, in queste pagine, un filone (se proprio vogliamo accostarlo a qualcosa) molto caro a Lynch, quello dell'orrore quotidiano che diventa talmente familiare da essere accantonato e non più percepito o anche coperto per incapacità ad affrontarlo (il rimando della mia mente a Twin Peaks è istantaneo).
Da questo brevissimo preambolo alla trama del romanzo, è necessario sottolineare due cose tutto sommato importanti per la struttura della vicenda.
La prima è che benché il protagonista vero e proprio sia Matteo, di lui si parla solo attraverso i ricordi delle persone che gli sono state vicine; in secondo luogo sono le parti corali/comunitarie, cioè quelle che, come se stessero compiendo una liturgia del ricordo, vedono protagoniste più voci impegnate in un dialogo dai ritmi dinamici e personali, a rappresentare la vera ricchezza di quest'opera. Unico neo, che mi sembra di aver percepito durante la lettura degli estratti, è il tratto scrittorio a volte un po' troppo manieristico e verboso.
Ultime battute, che dire?
Sono rimasto colpito dal senso d'angoscia con cui viene trattata la tematica del doppio, probabilmente anche perché questo leit-motiv ciclicamente (casualità?) sembra ripresentarsi alla mia attenzione; ma del resto, "se la violenza (uno dei tratti che caratterizzano quest'opera) è una forma di espressione che manifesta la rottura di passare da un modo di essere a un altro", le motivazioni potrebbero essere più che loquaci.
Buona lettura e a presto.
Ps. Lo so, perdonatemi per l'immagine del libro, ma non ho trovato nulla. Ci credete? Nulla.
Anzi a proposito, se incappaste in qualcosa di meglio sareste davvero gentili a informarmene!
Pps. Dopo Mandracchia, anche per la Massini è valsa la regola del cambio di nome in riferimento alla corrispondente città natale. Voglio che tu sappia, mia Taranto (l'aria minacciosa potrebbe non essere solo un'apparenza), che qualora ti ritrovassi talmente ingombrante da aver bisogno di esorcizzarti attraverso un libro, metterò senza nemmeno aver remore il tuo nome. Cordialmente.
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