Autore: Roy Lewis
Anno 1960
Edizione: Gli Adelphi
Pagine: 178
Mi è sempre un pò complesso definire divertente un libro (soprattutto perchè non ritengo esilarante e divertente sinonimi, né l'uno l'approssimazione per eccesso dell'altro), presumibilmente perché io stesso resto perplesso di fronte al significato reale di tale aggettivo.
Ad ogni modo, assumendo spassoso come sinonimo ed indipendentemente dal filosofeggiare, ho trovato questo romanzo eccezionale in tutto il suo anacronismo, sia dal punto di vista narrativo, che per la scelta linguistica adottata dall'autore.
Come già accennato per Jerome questo di Lewis è uno di quei libri da bollino rosso, non per contenuti sconci, ma solo per il rischio che si corre, leggendolo in pubblico, di passare per il matto che ride da solo.
Meraviglioso è stato leggere questo breve romanzo, che sul finire lascia anche spazio, dopo le tante risate e i sorrisi, per riflettere sulla natura avida dell'umana specie.
Veloce lettura, giusta lunghezza.
Buona lettura.
Ad ogni modo, assumendo spassoso come sinonimo ed indipendentemente dal filosofeggiare, ho trovato questo romanzo eccezionale in tutto il suo anacronismo, sia dal punto di vista narrativo, che per la scelta linguistica adottata dall'autore.
Come già accennato per Jerome questo di Lewis è uno di quei libri da bollino rosso, non per contenuti sconci, ma solo per il rischio che si corre, leggendolo in pubblico, di passare per il matto che ride da solo.
Meraviglioso è stato leggere questo breve romanzo, che sul finire lascia anche spazio, dopo le tante risate e i sorrisi, per riflettere sulla natura avida dell'umana specie.
Veloce lettura, giusta lunghezza.
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