Per
raccontare Valetudo – Urtovox/The prisoner
- ultimo disco di Iacampo basterebbe osservare con attenzione il carboncino in
copertina del disco, che attraverso lo sfondo nero disegna un uomo con una
chitarra in mano e la bocca aperta in canto. Questa immagine si sostanzia anche
in una frase cristallina del cantautore nel comunicato stampa: “L'aspetto musicale di questo album è nato
dalla necessità di presentarmi per quello che ero. Un uomo con la chitarra”.
Valetudo è un disco soffuso, dove l’arpeggio e la
voce arrivano senza peso, senza il rumore del volume, senza il brusio del
dileggio e senza volgarità di sorta. Si parla con voce molto personale, di
quotidiano, di punti di vista, di amore ma è tutto leggiadro, pulito, fresco,
talmente tanto che mi sembra di ascoltare il disco come seduto sul greppo di un
monte, come se potessi sentirne il vivo eco naturale dei suoni. Undici tracce
incollate insieme da una stessa delicata poetica quella della chitarra, a
fronte di due tracce San Martino in
pensilis e Valetudo completamente
strumentali, unica protagonista sempre presente.
Un giro
arpeggiato e la voce di Iacampo aprono con Mondo
nuovo l’album, Valetudo con le
sue percussioni e i suoi fiati e i pizzichi sulle corde lo chiude e gli dà il
nome e sembra voler quasi dire che è pacatamente che si costruisce la novità e
perché ci possa anche solo essere l’augurio della novità, vale tutto non c’è
nessuna regola.
Buon
ascolto. Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
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