E' sempre, per varie ragioni, un gran colpo di fortuna trovarsi di
fronte a un'opera prima, tra cui soprattutto il fatto di incontrare la
pasta non ancora influenzata, se non dalle proprie abitudini culturali,
dell'autore o degli autori, caratteristica che rende le forme, ancora
così tanto personalizzate, affascinanti in un modo tutto particolare,
dotate di una bellezza percepibile, quasi avessero addosso una specie di
aura.
Two more canvases, primo disco autoprodotto
dell'omonimo gruppo toscano, è tutto sbrilluccicante di Inghilterra e se
c'è una cosa impressionante è l'età giovanissima davvero - tutti tra
diciassette e diciannove anni - dei componenti. Come i dardi delle
migliori balestre, l'album è ritmicamente preciso e naturalmente
diretto, coinvolgendo con armonie brit-pop/rock che scorrono senza
trovare alcuna interferenza, come fossero senza attrito. A questo si
aggiungono due scelte pregevoli, la prima, perfettamente coerente con la
loro gioventù, di non ricercare l'assolo tecnico fine a se stesso,
quindi, la scelta stilistica di dare un notevole spessore alla voce,
accostando alla già più che pregevole principale, quelle di tre su
quattro dei restanti componenti.
Sono in cinque e stupiscono, senza riempire di invenzioni
musicali, ma con la forza di un'avvolgente naturale misura. E, credo sia
il caso di specificarlo, la loro bravura non è strettamente correlata
alla loro età, quest'ultima è semmai il valore aggiunto!
Buon ascolto!
Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
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