"Basta approfondire per scoprire un bluff".
Quando sentii parlare di De Michele, durante una delle mie tipiche chiacchierate da osteria, ne venne fuori il quadro di uno scrittore noir dai tratti precisi e coinvolgenti dotato di una scrittura molto densa e di una cultura enciclopedica.
In questo personalissimo secondo appuntamento (da quando sono a Bologna) alla libreria Modo infoshop, devo ammettere che, questi aggettivi, non sono esattamente in grado di dipingere le caratteristiche qualitative degli scritti e del pensiero di questo autore/insegnante.
La serata, introdotta dalla loquacità comunicativa di Wu Ming1 (un "personaggio" che spero di poter rincontrare al più presto), si apre con un breve preambolo proprio sulle qualità personali dell'autore del libro (tra l'altro mio conterraneo tarantino), come la ricerca puntigliosa che scava fino a trovare ciò che stava cercando, e la causticità elegante di chi è abituato al dialogo documentato; qualità che senza dubbio sono riscontrabili all'interno di questo libro di 338 pagine, edito dalla Minimum fax, che porta il nome di "La scuola è di tutti".
Ciò che colpisce di più in questo saggio (caratteristica evinta anche nei brevissimi passi citati durante la serata), ricco di molti interventi esperienziali esterni all'autore, è il suo essere scritto in una maniera talmente puntuale, interessante e divulgativa (solo in taluni tratti accademica), da risultare comprensibile per qualunque lettore.
Del resto già il titolo esplicita la chiara volontà dell'autore di destrutturare l'intero dedalo di miserabili luoghi comuni, su cui si costruiscono la maggior parte delle bufale che sappiamo riguardo la scuola, con lo scopo di informare il pubblico sulla condizione reale della pubblica istruzione.
Viene trattato il fenomeno del bullismo (fenomeno molto più mediatico che reale), discusso quello del precariato, affrontata l'immotivata esigenza (sempre più inculcata) di passare al maestro unico come unica via per tagliare i costi e analizzata la spinta verso una scuola privata con lo scopo di demolire l'istruzione pubblica; attraversando, in questa dissertazione, tutti quelli che sono i contenuti e i ruoli sociali e programmatici dell'attuale scuola italiana.
Ora, è evidente, questo non è il primo libro che tratta questo tipo di argomento, né De Girolamo è il primo a vantare capacità di ricerca o attenzione per le fonti o a lavorare nel settore di cui scrive, esempi in tal senso si trovano anche in autori come Cosimo Argentina o Sandro Onofri.
La reale differenza, a mio parere, che poi è quella che si è percepita durante l'incontro, è nel taglio scelto dall'autore.
La scuola è di tutti, infatti, è in primis un saggio, che, con puntualità, esprime il disagio di un occhio attento ed esperto che avverte l'avvio di una fascistizzazione della società; brevemente intesa come imposizione culturale programmatica dello stato, atta alla creazione di individui, che abbiano una formazione contenutistica e alla realizzazione di una società statica e limitata.
Questo fenomeno, si lega alla tematica scuola, proprio per il ruolo istituzionale/formativo da essa ricoperto, per l'ostacolo da essa costituito nell'ottenimento di un simile disegno "strategico".
Quando è terminata la presentazione vera e propria, quando anche le ultime domande si sono esaurite e mi son ritrovato a camminare fuori dal Modo, ho ripensato alla risposta, fatta dall'autore, a una domanda in particolare; quella in cui gli si chiedeva quale utilità diretta, al di là dell'informare, avessero libri di denuncia come questo, vista l'insensibilità del cambiamento prodotto: "I libri sono cassette degli attrezzi attraverso i quali costruire pensieri nuovi o intervenire su quelli già esistenti. Questa funzione non produce effetti in breve tempo...".
Un po', come disse Focault, in un suo scritto: "Il mio sogno del tutto personale, non è propriamente quello di costruire bombe, poiché non mi piace uccidere la gente. Vorrei piuttosto scrivere dei libri che fossero come bombe, vale a dire libri che venissero utilizzati nel momento esatto in cui vengono scritti o vengono letti da qualcuno: dopodiché dovrebbero scomparire. Libri, insomma, destinati a scomparire poco tempo dopo essere stati letti o utilizzati. I libri dovrebbero essere delle bombe, e nient'altro".
"Strano paragone", direte voi, "immaginate come mi senta io", risponderei.
Comprate questo libro, ma vi incazzerete, sappiatelo.
A presto e buona lettura.
Quando sentii parlare di De Michele, durante una delle mie tipiche chiacchierate da osteria, ne venne fuori il quadro di uno scrittore noir dai tratti precisi e coinvolgenti dotato di una scrittura molto densa e di una cultura enciclopedica.
In questo personalissimo secondo appuntamento (da quando sono a Bologna) alla libreria Modo infoshop, devo ammettere che, questi aggettivi, non sono esattamente in grado di dipingere le caratteristiche qualitative degli scritti e del pensiero di questo autore/insegnante.
La serata, introdotta dalla loquacità comunicativa di Wu Ming1 (un "personaggio" che spero di poter rincontrare al più presto), si apre con un breve preambolo proprio sulle qualità personali dell'autore del libro (tra l'altro mio conterraneo tarantino), come la ricerca puntigliosa che scava fino a trovare ciò che stava cercando, e la causticità elegante di chi è abituato al dialogo documentato; qualità che senza dubbio sono riscontrabili all'interno di questo libro di 338 pagine, edito dalla Minimum fax, che porta il nome di "La scuola è di tutti".
Ciò che colpisce di più in questo saggio (caratteristica evinta anche nei brevissimi passi citati durante la serata), ricco di molti interventi esperienziali esterni all'autore, è il suo essere scritto in una maniera talmente puntuale, interessante e divulgativa (solo in taluni tratti accademica), da risultare comprensibile per qualunque lettore.
Del resto già il titolo esplicita la chiara volontà dell'autore di destrutturare l'intero dedalo di miserabili luoghi comuni, su cui si costruiscono la maggior parte delle bufale che sappiamo riguardo la scuola, con lo scopo di informare il pubblico sulla condizione reale della pubblica istruzione.
Viene trattato il fenomeno del bullismo (fenomeno molto più mediatico che reale), discusso quello del precariato, affrontata l'immotivata esigenza (sempre più inculcata) di passare al maestro unico come unica via per tagliare i costi e analizzata la spinta verso una scuola privata con lo scopo di demolire l'istruzione pubblica; attraversando, in questa dissertazione, tutti quelli che sono i contenuti e i ruoli sociali e programmatici dell'attuale scuola italiana.
Ora, è evidente, questo non è il primo libro che tratta questo tipo di argomento, né De Girolamo è il primo a vantare capacità di ricerca o attenzione per le fonti o a lavorare nel settore di cui scrive, esempi in tal senso si trovano anche in autori come Cosimo Argentina o Sandro Onofri.
La reale differenza, a mio parere, che poi è quella che si è percepita durante l'incontro, è nel taglio scelto dall'autore.
La scuola è di tutti, infatti, è in primis un saggio, che, con puntualità, esprime il disagio di un occhio attento ed esperto che avverte l'avvio di una fascistizzazione della società; brevemente intesa come imposizione culturale programmatica dello stato, atta alla creazione di individui, che abbiano una formazione contenutistica e alla realizzazione di una società statica e limitata.
Questo fenomeno, si lega alla tematica scuola, proprio per il ruolo istituzionale/formativo da essa ricoperto, per l'ostacolo da essa costituito nell'ottenimento di un simile disegno "strategico".
Quando è terminata la presentazione vera e propria, quando anche le ultime domande si sono esaurite e mi son ritrovato a camminare fuori dal Modo, ho ripensato alla risposta, fatta dall'autore, a una domanda in particolare; quella in cui gli si chiedeva quale utilità diretta, al di là dell'informare, avessero libri di denuncia come questo, vista l'insensibilità del cambiamento prodotto: "I libri sono cassette degli attrezzi attraverso i quali costruire pensieri nuovi o intervenire su quelli già esistenti. Questa funzione non produce effetti in breve tempo...".
Un po', come disse Focault, in un suo scritto: "Il mio sogno del tutto personale, non è propriamente quello di costruire bombe, poiché non mi piace uccidere la gente. Vorrei piuttosto scrivere dei libri che fossero come bombe, vale a dire libri che venissero utilizzati nel momento esatto in cui vengono scritti o vengono letti da qualcuno: dopodiché dovrebbero scomparire. Libri, insomma, destinati a scomparire poco tempo dopo essere stati letti o utilizzati. I libri dovrebbero essere delle bombe, e nient'altro".
"Strano paragone", direte voi, "immaginate come mi senta io", risponderei.
Comprate questo libro, ma vi incazzerete, sappiatelo.
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