Autore: Oscar Wilde
Anno 1991
Edizione: I Classici Universale Economica Feltrinelli
Pagine: 261
Dato che il prefatore è il sig. Busi, comincio con l'elogiare lui, complimentandomi per lo spirito sagace con cui apre queste voluttuose e un pò depravate (almeno nell'innalzamento smodato dei costumi dediti al piacere) pagine.
E' impossibile non conoscere questo libro, ciò che rappresenta nel mondo della letteratura o cosa ne resta (potrei dire ahilui) nel vivido ricordo dei suoi lettori. Quel che non sapevo, invece prima di leggerlo, è che la maggior parte degli aforismi di Wilde son estrapolati da questo testo. Il quale testo, è senza dubbio la più degna conclusione della mia personalissima trilogia del doppio, in cui Il Visconte dimezzato di Calvino e Il dottor Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson sono stati predecessori.
Trovo inutile soffermarmi realmente sulla trama, o operare una critica, soprattutto per il fatto che il palinsesto librario è zeppo di simili digressioni, certamente più preparate di quanto possa essere io sull'argomento. Lascerò tuttavia un appunto per tutti i futuri lettori.
Per leggere Wilde e soprattutto questo suo libro, che con naturale scorrevolezza tratteggia i caratteri del Dandysmo (per più accurate voglie di conoscenza rivolgersi al De profundis), bisogna aver l'intelligenza di capire i motivi che lo sorreggono, le riflessioni che lo plasmano e il quadro sociale che lo genera. Senza questo approccio, senza questa attenzione, il ritratto di Dorian Gray, apparirà un libro dal pensiero giovane (figo lo chiamerebbero banalizzandolo i giovani lettori moderni) e occulterà al lettore non solo i suoi angoli bui, ma anche il suo brillante nucleo.
Buona lettura.
E' impossibile non conoscere questo libro, ciò che rappresenta nel mondo della letteratura o cosa ne resta (potrei dire ahilui) nel vivido ricordo dei suoi lettori. Quel che non sapevo, invece prima di leggerlo, è che la maggior parte degli aforismi di Wilde son estrapolati da questo testo. Il quale testo, è senza dubbio la più degna conclusione della mia personalissima trilogia del doppio, in cui Il Visconte dimezzato di Calvino e Il dottor Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson sono stati predecessori.
Trovo inutile soffermarmi realmente sulla trama, o operare una critica, soprattutto per il fatto che il palinsesto librario è zeppo di simili digressioni, certamente più preparate di quanto possa essere io sull'argomento. Lascerò tuttavia un appunto per tutti i futuri lettori.
Per leggere Wilde e soprattutto questo suo libro, che con naturale scorrevolezza tratteggia i caratteri del Dandysmo (per più accurate voglie di conoscenza rivolgersi al De profundis), bisogna aver l'intelligenza di capire i motivi che lo sorreggono, le riflessioni che lo plasmano e il quadro sociale che lo genera. Senza questo approccio, senza questa attenzione, il ritratto di Dorian Gray, apparirà un libro dal pensiero giovane (figo lo chiamerebbero banalizzandolo i giovani lettori moderni) e occulterà al lettore non solo i suoi angoli bui, ma anche il suo brillante nucleo.
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