Autore: William Seward Burroughs
Anno 1959
Edizione: Gli Adelphi
Pagine: 272
Potrei cominciare, nel parlare di questo libro, citando l'omonimo film di Cronenberg del 1991 e chissà quali altri tra autori, artisti e musicisti, si siano ispirati alla sua opera. L'unico problema è che la mia conoscenza, si ferma esattamente con la consapevolezza della loro esistenza, senza coincidere con la conoscenza dei loro rispettivi prodotti "surrogati".
Detto questo, il Pasto nudo è un viaggio. Innanzi tutto nei meandri profondi e tutto sommato non troppo conosciuti dell'omosessualità, ma naturalmente non solo.
E' piuttosto complesso stare al passo con la convulsa, frammentata, narrazione di questo libro. Trovo, però, che il viaggio identifichi eccellentemente l'opera finita per due essenziali ragioni: la prima è il fondamento stesso della trama, un fluire di pensieri, anzi meglio un insieme di istantanee fotografiche, legate solo dal fluire limpido (meglio metterlo tra virgolette) dei pensieri; la seconda è che la scena spaziale è talmente ampia, che solo la parola "viaggio" è in grado di comprenderla e spiegarla totalmente.
E' piuttosto complesso stare al passo con la convulsa, frammentata, narrazione di questo libro. Trovo, però, che il viaggio identifichi eccellentemente l'opera finita per due essenziali ragioni: la prima è il fondamento stesso della trama, un fluire di pensieri, anzi meglio un insieme di istantanee fotografiche, legate solo dal fluire limpido (meglio metterlo tra virgolette) dei pensieri; la seconda è che la scena spaziale è talmente ampia, che solo la parola "viaggio" è in grado di comprenderla e spiegarla totalmente.
Quel che fa Borroughs, è raccontare senza schemi, nè coerenza o reale fluidità narrativa, una storia di una mente allucinata, stordita, da varie sostanze psicotrope (di cui un elenco viene fornito, con tanto di catalogazione narrativa dell'autore, a fine libro), e delineare, attraverso essa, le immagini brevi e pittoresche, che compongono il suo alterato stato intellettivo.
Un lavoro, questo, privo di morale e di qualunque moralismo di sorta, pulsante d'ingegno e patologica, depravata, visionaria, creatività.
Un lavoro, questo, privo di morale e di qualunque moralismo di sorta, pulsante d'ingegno e patologica, depravata, visionaria, creatività.
Buona lettura.
io lo reputo uno dei capolavori della beat generation.
RispondiEliminaNon sono un grande esperto di beat generation, la quale, ti dirò, ho il sentore che mi stia vagamente sul cazzo.
RispondiEliminaAd ogni modo Il pasto nudo è sconvolgente.
E' un'arma batteriologica endovenosa.
E capolavoro è la parola più perfetta per descrivere quest'opera.
A presto.
Andrea
beh, può stare sul cazzo ma credo sia stato uno dei passaggi fondamentali per la cultura pop americana.
RispondiEliminail pasto nudo è una follia (positiva) ma devo dirti che anche I sotterranei non è niente male
Cercherò! ^^
RispondiEliminaQuanto alla considerazione sulla beat hai indiscutibilmente ragione. Infatti è probabile che sia per la parola pop che li ho sul cazzo...
Ma sono mie tribolazioni, nulla da obiettare!