Forse non essenzialmente io, ma io

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Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
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lunedì 10 agosto 2015

Soundmagazine - ManzOni - Si aspetta l'Inverno



C’è stato un tempo, nemmeno molti anni fa, in cui un titolo come Si aspetta l’inverno avrebbe fatto rispondere solo a me e a pochi altri che l’inverno sta arrivando, ora ne immaginerei ben di più visto l’ormai sdoganato messaggio in codice.
E però benché sia talmente in ritardo nel recensire questo  disco da far impallidire persino me stesso, veder la cavalletta della copertina e leggendo quel titolo di attesa per qualcosa che prima o poi arriverà, mi fa illudere di aver cominciato ad ascoltare il disco con un adeguato tempismo.
Questo terzo lavoro dei Manzoni, è anche questa volta caratterizzato, dopo la mia esperienza con Cucinapovera, da un post rock intenso, che si differenzia nelle sonorità piene e cariche di un senso d’oppressione che alterna una costernata accettazione a un sapore di sconfitta strategica, non privo di felicità momentanee, ma comunque privo di un finale di cui poter godere.
È come se un attaccamento al reale anche questa volta istantaneo, inteso come espresso in parole ma catturato dall’obiettivo di una telecamera o di una macchina fotografica, al posto di soffermarsi sui dettagli che rendono bello il momento, come due mani che si intrecciano mentre i corpi passeggiano, optasse per una visione a volo d’uccello volutamente opaca, disillusa e nondimeno, in questa cupezza, bellissima.
Il prodotto finale, la matrice di questa attesa che dà il titolo a tutto, è un racconto scaleno, pieno di angoli acuti su cui forse scomodamente adagiarsi – Vittorio; Il suono di un bacio -, ma più spesso graffiarsi per lo stridore sonoro della rabbia – Com’è – o della ridondanza echeggiata – Manca il ritorno.
E poi? E poi dopo tanto attendere l’inverno arriva, ultima traccia del disco, un racconto di respiri, di nuvolette di fumo nel gelo intorno e di chitarre elettriche, di distorsioni, pieno di non detti o di fin troppi detti, in qualunque dei due casi pieni di sensazioni immobili, galleggianti. E similmente lasciano chi ascolta, lì, senza parole.
Buon ascolto. 

 
 
Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!

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