C’è stato un tempo, nemmeno molti
anni fa, in cui un titolo come Si aspetta
l’inverno avrebbe fatto rispondere solo a me e a pochi altri che l’inverno sta arrivando, ora ne
immaginerei ben di più visto l’ormai sdoganato messaggio in codice.
E però
benché sia talmente in ritardo nel recensire questo disco da far impallidire persino me stesso, veder
la cavalletta della copertina e leggendo quel titolo di attesa per qualcosa che
prima o poi arriverà, mi fa illudere di aver cominciato ad ascoltare il disco
con un adeguato tempismo.
Questo terzo lavoro dei Manzoni, è anche questa volta
caratterizzato, dopo la mia esperienza con Cucinapovera, da un post rock intenso, che si differenzia nelle sonorità piene e
cariche di un senso d’oppressione che alterna una costernata accettazione a un
sapore di sconfitta strategica, non privo di felicità momentanee, ma comunque
privo di un finale di cui poter godere.
È come se un attaccamento al
reale anche questa volta istantaneo, inteso come espresso in parole ma
catturato dall’obiettivo di una telecamera o di una macchina fotografica, al posto
di soffermarsi sui dettagli che rendono bello il momento, come due mani che si
intrecciano mentre i corpi passeggiano, optasse per una visione a volo
d’uccello volutamente opaca, disillusa e nondimeno, in questa cupezza,
bellissima.
Il prodotto finale, la matrice di
questa attesa che dà il titolo a tutto, è un racconto scaleno, pieno di angoli
acuti su cui forse scomodamente adagiarsi – Vittorio;
Il suono di un bacio -, ma più spesso
graffiarsi per lo stridore sonoro della rabbia – Com’è – o della ridondanza echeggiata – Manca il ritorno.
E poi? E poi dopo tanto attendere
l’inverno arriva, ultima traccia del
disco, un racconto di respiri, di nuvolette di fumo nel gelo intorno e di
chitarre elettriche, di distorsioni, pieno di non detti o di fin troppi detti,
in qualunque dei due casi pieni di sensazioni immobili, galleggianti. E
similmente lasciano chi ascolta, lì, senza parole.
Nessun commento:
Posta un commento
Commentate, ché solo nello scambio c'è ricchezza per entrambi.