Ci si può definire pianeti, mondi, isole o, se questi non piacciono, in altri svariati modi, resta però in tutti i casi, come una traccia di fondo, il nostro essere in una relativamente solitaria deriva fatta di avvicinamenti, di silenzi, di escursioni e stridii, spesso di difficile interpretazione per noi stessi come per tutto ciò che non è noi.
Per parafrasare qualcuno di conosciuto, “… il secondo album è sempre più difficile”, eppure Islands – titolo che motiva l’estemporanea valutazione di cui sopra e che l’incarna anche nella sua forma-canzone – dei toscani Verily so, è distante per molte caratteristiche dal loro primo omonimo LP, ma senza dubbio altrettanto qualitativo.
Il progetto e quindi il disco vedono l’aggiunta di un altro componente, Antonio Laudazi, al trio originario - Marialaura Specchia, Luca Dalpiaz, Simone Stefanini – ed un cambio percepibile di sonorità, che si fanno più elettriche e ritmicamente più martellanti.
L’apertura è data da un freddo giro di basso e dalla voce di Marialaura che mi innamora ogni volta che l’ascolto cantare, ma anche lasciando da parte le mie preferenze sentimentali, To behold è emblema significativo della maturata completezza, anche testuale, raggiunta e che anche mutando una parte dell’anima musicale che si sarebbe potuta riscontrare precedentemente, ha mantenuto caratteristiche interessanti e piacevoli nella vocalità e negli arrangiamenti, gestendo con abilità anche le variazioni sul tema: come accade, ad esempio, in Never came back, dove un pezzo morbido elettropop, cresce armonicamente nel ritornello, fino a esplodere sul finale diventando dance.
Islands è un ottimo disco, i Verily so, ancora una volta, si confermano un ottimo progetto.
Buon ascolto!
Ps. Si ringraziano, come sempre, Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
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