Un temporale, con il rumore della pioggia a cadere senza sosta sulla città, è l’apertura per gli accordi di chitarra de La grande notte e per la storia di Roberta Cartisano presente nella sua seconda fatica, L’ultimo cuore, concept album che racconta di un futuro disumanizzato e spoglio di colori, che anche se non strettamente nei contenuti è particolarmente somigliante al nostro o comunque ne è senza dubbio il diretto erede.
Ultimo, nomen omen, è il protagonista di questa storia, un uomo dal cuore non sporcato dai suoi tempi, che si fa carico di riscrivere la realtà in cui vive, che si fa carico di riunire attraverso la sua purezza, il mondo degli adulti e quello dei bambini, letteralmente separati.
Le armonie pop rock del disco, distorte da dissonanze elettriche perfettamente in tema, ben si accostano alla lettura ucronica della realtà raccontata, mescolandosi al sapore della storia, inaridendosi dove occorre, facendo da collante strumentale come ne Le città nascoste, dove il piano nel suo riempire tutto sembra come un flusso di pensieri, una presa di coscienza sul presente vissuto da Ultimo, o come In rallenty penultima traccia che precede l’incontro finale del protagonista.
Ne L’ultimo cuore, la Cartisano, ci chiede lo sforzo di ascoltare un disco con la stessa attenzione che avremmo leggendo un libro, di seguire il flusso narrativo proposto e di non sentirci slegati dalla storia, anzi di sentircene parte. Il messaggio, forse l’obiettivo, è quello di seguire il consiglio di osservare l’umanità come un unico prezioso insieme e il mondo non come una risorsa da prosciugare, ma qualcosa da proteggere con cura, di cui servirsi ma allo stesso tempo sentirsi servitori. Un messaggio delicato, anche se forse un po’ retorico, di pensare che c’è sempre tempo per fare qualcosa, c’è sempre tempo per cambiare.
Buon ascolto.
Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
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