Slagenmensch, un titolo che suona come una specie di dichiarazione di guerra su un cielo nuvoloso ma non rabbuiato e un uomo che gioca con la propria elasticità fisica. Questo, a voler cominciare dagli involucri, è il modo in cui si mostra il terzo lavoro dell’ormai espanso Rigolò, progetto di Andrea Carella.
Ma è solo ludolinguistica della peggior specie la mia, perché Slagenmensch in dialetto tedesco non ha altro significato di “contorsionista”, il che spiega, senza lasciar dubbi, la presenza dell’uomo intrecciato su se stesso in copertina e a ben vedere anche almeno uno dei tratti di questo singolare disco anglofono: la capacità di unire una componente moderatamente noise, presente per brevissime battute in qualcuno degli otto brani – Out of this town, Prisoner – a un folk morbido che sale fino ad assumere i tratti freschi del brit pop.
La voce maschile è una addensante sempre particolarmente piacevole ed in questo disco tutto si adagia su toni, soffusi, confidenziali e solo raramente urlati, anche nei duetti con la meravigliosa voce femminile, che diventa incantevole nella limpida risata di Ninnananna.
Slangenmensch è uno di quei dischi che ti scorrono addosso senza che tu te ne accorga e finiscono all’improvviso sul più bello, salvo che tu non abbia il repeat attivo e ti accorga del giro compiuto dagli otto brani grazie all’inconfondibile arpeggio di ukulele di Hellas, e solo grazie a questo avverta che è appena passata poco meno di mezz’ora.
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