Labbra a culo di gallina e un uovo marrone tra le mani, presumibilmente a indicare il luogo da cui è stato generato, così si presenta l’Edoardo Cremonese della copertina di Siamo il remix dei nostri genitori, secondo disco del cantautore padovano trapiantato a Milano e primo ad essere firmato con nome e cognome, che per le tempistiche con cui mi si è presentato a tiro si inserisce perfettamente nella diatriba dei cantautori di questi giorni, quella che discute sia la valenza impegnata dei loro contenuti, sia la pregnanza da generatore automatico di frasi ad effetto dei loro testi.
E così in mezzo a tanta seriosità arriva questo disco a tagliare fatidicamente la testa al toro.
Dieci tracce che intrecciano un tipo di poetica che, forse anche per il modo in cui semirauca suona la voce di Cremonese, amplifica l’accenno a quella vagamente surreale di Iannacci, alla quale il giovane cantautore aggiunge un vena romanticamente sarcastica e talmente lieve nel suo essere canzonatoria, nel suo evidenziare i controsensi quotidiani, da non generare tanto una qualche forma di irritazione in chi ascolta, quanto, semmai, nel ritrovarsi affacciati a un reale quotidiano di maschere umane tutto sommato così presenti e comuni anche nel proprio vissuto, sorrisi. E così tra godibili partecipazioni: Guenzi, Stato sociale, in Samuele, Carnesi in Il re è nudo con le Vans e Pernazza, Ex Otago, in Bagaglino, e spinto dal vento di quest’ironia leggera, filano i trenta minuti di un disco immerso nei suoi morbidi suoni pop e cantato con una voce intenzionalmente disimpegnata che senza cercare virtuosismi di sorta, racconta di storie umane molto diversificate tra loro, tutte unite da un contemporaneo che sembra, come suggerisce il titolo della traccia che apre e dà il nome all’album, un riflesso, l’eco, un rifacimento di qualcosa di passato, qualcosa che pressappoco corrisponde a noi trentenni che ci crucciamo di imitare e di paragonarci ai trent’anni dei nostri genitori o anche ai nostri genitori a trent’anni.
Del resto, “ridere è un gioco da duri” e dato che la storia si manifesta sempre due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa, sembra evidente quale sia il canovaccio a cui finiamo per appartenere.
Buon ascolto!
Ps. Ringrazio Valentina e Soundmagazine per l'opportunità!
Nessun commento:
Posta un commento
Commentate, ché solo nello scambio c'è ricchezza per entrambi.