Titolo originale:
Autori: Franco Calndrini
Anno 2013
Edizione: Quarup
Pagine: 67
Esistono, come si sa, libri il cui scopo è far esplodere la loro stessa realtà.
E’ una loro caratteristica naturale, le idee che contengono sono bombe a orologeria il cui innesco è negli occhi di chi legge e i loro autori ne sono consapevoli, chi più, chi meno.
Esistono poi, anche autori, che come fossero minatori post moderni con tanto di scafandri e piccoli fari di profondità montati sul casco, imbracciano la penna come un piccone, a volte, i migliori, i più audaci, come un candelotto di dinamite.
Corpi estratti dalle macerie, è il titolo di questo libro d’amore che sarebbe potuto diventare qualsiasi altra cosa, dopo il passaggio di Calandrini, l’autore.
Comincia con un rintocco di campane, come a enfatizzare la riunificazione della coppia nella stanza e come sempre accade nei drammi racchiusi da un'unica scena, non serve null’altro che la presenza umana per generare tutto. Ogni cosa.
I dialoghi di Calandrini sono un timer e ogni secondo che passa sembra sempre più amplificato del precedente, è come se studiasse i suoi stessi personaggi, come se li osservasse attraverso una telecamera sempre più ossessiva e volesse così carpire in questa osservazione ogni loro più nascosta perversione.
L’uomo e la donna del libro non sono tutti gli uomini e le donne del mondo. Non c’è qui il senso di universale e non è quello il fulcro. Forse non è nemmeno la tensione crescente, quel senso di violenza nichilista e inarrestabile insieme. Il fulcro è, invece, in quel titolo che incombe sulla testa del lettore dalla prima pagina, come un onomatopeico gong a scandire l’ore di un pendolo, è in quelle macerie. Non è importante il come, ma è lì che dovranno essere trovati, perché è lì che Ivan e Martha inconsapevolmente già si trovano e quando due mondi sono prossimi alla collisione non c’è altro da fare che restare a rimirarne la fine. E se il rintocco delle campane è il simbolo di un giorno nuovo, la freschezza di un inizio ancora pieno di speranze, la ripetitiva artificiosa suoneria di Skype spegne nel suo gelo informatico tutte le luci, illuminando con solo la luce diafana del monitor di un pc la scena finale.
Buona lettura.
Autori: Franco Calndrini
Anno 2013
Edizione: Quarup
Pagine: 67
"Ci sono cose che si possono dire e altre solo pensare. Invertire il loro ordine naturale solitamente sconvolge l'ecosistema domestico."
Esistono, come si sa, libri il cui scopo è far esplodere la loro stessa realtà.
E’ una loro caratteristica naturale, le idee che contengono sono bombe a orologeria il cui innesco è negli occhi di chi legge e i loro autori ne sono consapevoli, chi più, chi meno.
Esistono poi, anche autori, che come fossero minatori post moderni con tanto di scafandri e piccoli fari di profondità montati sul casco, imbracciano la penna come un piccone, a volte, i migliori, i più audaci, come un candelotto di dinamite.
Corpi estratti dalle macerie, è il titolo di questo libro d’amore che sarebbe potuto diventare qualsiasi altra cosa, dopo il passaggio di Calandrini, l’autore.
Comincia con un rintocco di campane, come a enfatizzare la riunificazione della coppia nella stanza e come sempre accade nei drammi racchiusi da un'unica scena, non serve null’altro che la presenza umana per generare tutto. Ogni cosa.
I dialoghi di Calandrini sono un timer e ogni secondo che passa sembra sempre più amplificato del precedente, è come se studiasse i suoi stessi personaggi, come se li osservasse attraverso una telecamera sempre più ossessiva e volesse così carpire in questa osservazione ogni loro più nascosta perversione.
L’uomo e la donna del libro non sono tutti gli uomini e le donne del mondo. Non c’è qui il senso di universale e non è quello il fulcro. Forse non è nemmeno la tensione crescente, quel senso di violenza nichilista e inarrestabile insieme. Il fulcro è, invece, in quel titolo che incombe sulla testa del lettore dalla prima pagina, come un onomatopeico gong a scandire l’ore di un pendolo, è in quelle macerie. Non è importante il come, ma è lì che dovranno essere trovati, perché è lì che Ivan e Martha inconsapevolmente già si trovano e quando due mondi sono prossimi alla collisione non c’è altro da fare che restare a rimirarne la fine. E se il rintocco delle campane è il simbolo di un giorno nuovo, la freschezza di un inizio ancora pieno di speranze, la ripetitiva artificiosa suoneria di Skype spegne nel suo gelo informatico tutte le luci, illuminando con solo la luce diafana del monitor di un pc la scena finale.
Buona lettura.
Ci sono libri che fanno esplodere realtà davanti agli occhi...
RispondiEliminaCredo che tu ne sappia davvero qualcosa, e si capisce leggendo queste recensioni. Complimenti!!! ;-)
Grazie Valentina,
Eliminaper il tuo tempo e per le tue parole.
A presto!
A.
Ps. Com'era? La vostra soddisfazione è il nostro miglior premio, giusto? [cit.]
Sto cercando di ringraziarti da un paio di giorni, ma più che scrivere su questo spazio non saprei che fare. Sono lusingato. Franco Calandrini
EliminaGrazie alla Quarup e grazie a te, Franco.
EliminaLeggerti è stato innanzi tutto un mio piacere!
A presto!
A.