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Certo, qualche telegiornale avrà nicchiato, nella speranza che l'accaduto non inneschi incidenti diplomatici tali da costringerlo rompere il suo proprio naturale schieramento "politico". Eppure i dubbi restano. Ché i video mostrati fanno vedere solo (come se già non bastasse) soldati in "tuta da lavoro" (leggasi in tenuta da guerra) che salgono mediante funi sulle navi, manifestanti portatori di diritti umani che brandiscono bastoni su esseri umani come fossero manichini. Poco più che questo.
La difficoltà dell'osservare è derivante da tante cose. In queste vicissitudini, come in altre c'è una difficoltà in più. Il tifo da stadio.
La mia squadra non la cambio nemmeno se perde, perché sennò non sarei un buon tifoso. Io sono filo-palestinese, io sono filo-israeliano. Bla bla bla.
Questo conflitto è pieno di cose che per sapersi davvero avrebbero bisogno di vite dedicate alla ricerca oggettiva dei fatti. E come si fa?
Chi li scrive sti' fatti oggettivi, una persona soggettiva?
Il problema solito della storia.
Quelle che produciamo noi altri son chiacchiere emotive dettate dalla conoscenza più o meno vasta di quel che sappiamo. Ma noi degli interessi che li muovono sti' fatti, sappiamo ricchi cazzi. Per lo meno i più di noi. Perché qualcuno sa, ma giustamente non parla.
Abbiamo un mondo costruito sui silenzi.
Un substrato di realtà, ben più spesso del reale, concepito dalle incomprensioni lasciate da questi silenzi.
Che è accaduto ieri?
Ieri un gruppo di persone, che contavano personalità importanti e in qualche caso famose, motivate dal loro essere uno strumento di vita (dal loro punto di vista in piena responsabilità e buonafede) si son trovate di fronte delle navi da guerra.
Moltissime cose passano nella mente di chi pensa di essere nel giusto, io penso che loro abbiano pensato "Non spareranno mai. Possiamo provocarli quanto ci pare, ma se sparano succede un casino e son cazzi loro".
I soldati hanno intimato loro di "non fare troppe storie e di far salire a bordo i soldati per portare le navi in un ormeggio sicuro per fare tutti i controlli" che tradotto significava, "fate salire i soldati e per questa volta ve la cavate tutti tranquillamente, senza che vi succeda nulla di grave, ma tutto ciò che c'è qua sopra non vi verrà restituito".
Qui c'è il primo "bivio", avrebbero potuto scegliere di prendere il largo e andar via, avrebbero potuto eseguire gli ordini, oppure l'opposizione diretta, la terza via, quella che hanno scelto.
I pacifisti hanno provato a sfondare il blocco.
I soldati son saliti a bordo della nave.
I pacifisti hanno preso la sciagurata decisione di romperne di legnate un paio quando si son visti abbordati (tra l’altro, abbordare un gruppo di navi battenti bandiere di stati misti, composto da passeggeri di cittadinanza mista, in acque internazionali, non sarà reato?), dopodiché tra legni alla buona e qualche coltello, che sempre ci si trova addosso in queste situazioni (coltelli da cucina compresi) se le son date, finché gli israeliani, visti disarmare per le botte subite i primi soldati arrivati sul ponte, hanno deciso, presi dalla comprensione che la situazione gli era ormai sfuggita di mano, di sparare sulla folla per disperderla, lasciandone a terra, invece, meno di una quindicina (speriamo).
In quel momento chi stava comandando la situazione avrà pensato, "Cazzo, sti’ figli di puttana non dovevano morire, mo' come glielo spiego al mondo intero che gli stronzi son loro e non io?"
Il resto son tutte le chiacchiere. Tutte quelle che ho proferito, che continuerò a tossicchiare, che ho ascoltato e letto.
Ora, quello che è importante capire, è che questa situazione è presumibilmente stata creata ad hoc; quello che sapremo nei prossimi tempi è chi l'ha pensata. Come in ogni conflitto della storia, ci vuole pochissimo per innescare dei piani. Questo piano può essere stato o un errore grossolano o un piano ben congegnato non entrambi.
Quindi, secondo problema. Chi.
Bisogna vedere, infatti, chi è che lo vuole il subbuglio, se sono i palestinesi (o arabi) che vogliono il pretesto per dare ulteriormente addosso, oppure se son stati gli israeliani che prospettando una risposta dal mondo arabo, sperano che questi ultimi la facciano grossa per avere l'autorizzazione a rispondere con la forza, quella che solo gli israeliani, grazie ai mezzi di cui dispongono, possono dispiegare. E che, aggiungerei io, non esitano giammai a mostrare, come fosse un modo per dire "occhio, che per come lo abbiamo duro noi, ve lo sentite solo quando ve lo ficchiamo dove vi fa più male".
Come ultima cosa un problema principe.
Quand’è che un soldato può sparare addosso a un civile? E poi, in tutto questo buglione di risposte emotive riguardanti il conflitto e l’accaduto, se al posto di Israele ci fosse stato uno stato come la Libia, che cosa avremmo detto? Perché da questa seconda risposta ne va anche della nostra onestà intellettuale.
Per mio conto ho parlato abbastanza.
Speriamo, quindi, nell'errore (anche se credo ci sia un piano), diversamente ripenserei a quando un coriaceo Mussolini disse, riuscendoci ampiamente: "voglio portare un migliaio di morti sul tavolo delle trattive"...
... e allora mi auguro che, se questa è la risposta che si danno i potenti di questa Terra, che comincino a buttarle queste atomiche, almeno sta' società di depressi mentali e degradati morali va al macello e fanculo a chi resta.
Buona lettura.
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