Autore: Giorgio Scerbanenco
Anno 1999
Edizione: Elefanti Garzanti
Pagine: 181
Era da un po' che mi ero riproposto di leggere Scerbanenco, una di quelle voglie tipiche del lettore che passeggia molto nelle librerie e si ritrova spesso di fronte agli stessi autori e ai loro stessi titoli, prende il libro, ne vede la copertina, lo soppesa alla ricerca di un'ispirazione per "osmosi" che gli consigli di comprarlo, poi lo lascia ripromettendoselo per il futuro.
Il libro che state per leggere è un poliziesco, un'indagine compiuta dal personaggio per eccellenza di Scerbanenco, Duca Lamberti, come dire Auguste Dupin di Edgar Allan Poe per intenderci. L'indagine riguarda la sparizione della figlia di un onesto lavoratore milanese. Non scervellatevi sul motivo del titolo, lo troverete spiegato in fondo. Spiegazione che già di per sé, anche se non me ne occuperò in questo contesto, meriterebbe un'accurata attenzione sociologica.
Ora, ad averlo saputo prima, non sarei stato così entusiasta dell'acquisto. Non perchè la storia sia scritta male o manchi di coerenza o connessione tra le parti, anzi, direi che, pur non eccellendo, nella sua scorrevolezza raggiunge la piena sufficienza. Non è la vicenda il problema, sono i personaggi che la vivono a convincermi meno.
Non pretendo affatto di conoscere l'animo di un poliziotto, di sapere cosa provi ad avere a che fare con puttane e magnaccia e criminali di vario tipo e della peggior specie, ma conosco abbastanza gli uomini da sapere, per certo, che sono in grado di abituarsi a qualunque cosa, persino alle più turpi azioni, se effettuate con una certa regolarità. Ho pertanto trovato inverosimili questi personaggi, soprattutto il Lamberti ed il suo secondo, Mascaranti. Infatti tra le pagine del libro si respira il disprezzo (niente affatto riprovevole) verso chi si approfitta degli altri sfruttandone la debolezza, i bisogni primari, privando l'individuo del rispetto, che in quanto individuo merita di avere. Un disprezzo continuo che risulta però poco convincente e ripetitivo, apparentemente appartenente più all'autore, che non al carattere più naturalmente vicino al background dei personaggi.
Ed è l'aver ritrovato costantemente questa forzosità tra le pagine del libro a impedirmi di apprezzarlo come avrei voluto.
Buona lettura.
Ps. Dimenticavo un'ultima curiosità. Gli Afterhours, gruppo musicale del rock alternativo italiano, s'ispirarono per un loro cd al titolo di questo libro, sbagliandolo ma lasciando correre l'errore perché soddisfatti dalla coerenza sostanziale di ciò che loro volevano intendere. Il cd s'intitola "I milanesi ammazzano il sabato".
Il libro che state per leggere è un poliziesco, un'indagine compiuta dal personaggio per eccellenza di Scerbanenco, Duca Lamberti, come dire Auguste Dupin di Edgar Allan Poe per intenderci. L'indagine riguarda la sparizione della figlia di un onesto lavoratore milanese. Non scervellatevi sul motivo del titolo, lo troverete spiegato in fondo. Spiegazione che già di per sé, anche se non me ne occuperò in questo contesto, meriterebbe un'accurata attenzione sociologica.
Ora, ad averlo saputo prima, non sarei stato così entusiasta dell'acquisto. Non perchè la storia sia scritta male o manchi di coerenza o connessione tra le parti, anzi, direi che, pur non eccellendo, nella sua scorrevolezza raggiunge la piena sufficienza. Non è la vicenda il problema, sono i personaggi che la vivono a convincermi meno.
Non pretendo affatto di conoscere l'animo di un poliziotto, di sapere cosa provi ad avere a che fare con puttane e magnaccia e criminali di vario tipo e della peggior specie, ma conosco abbastanza gli uomini da sapere, per certo, che sono in grado di abituarsi a qualunque cosa, persino alle più turpi azioni, se effettuate con una certa regolarità. Ho pertanto trovato inverosimili questi personaggi, soprattutto il Lamberti ed il suo secondo, Mascaranti. Infatti tra le pagine del libro si respira il disprezzo (niente affatto riprovevole) verso chi si approfitta degli altri sfruttandone la debolezza, i bisogni primari, privando l'individuo del rispetto, che in quanto individuo merita di avere. Un disprezzo continuo che risulta però poco convincente e ripetitivo, apparentemente appartenente più all'autore, che non al carattere più naturalmente vicino al background dei personaggi.
Ed è l'aver ritrovato costantemente questa forzosità tra le pagine del libro a impedirmi di apprezzarlo come avrei voluto.
Buona lettura.
Ps. Dimenticavo un'ultima curiosità. Gli Afterhours, gruppo musicale del rock alternativo italiano, s'ispirarono per un loro cd al titolo di questo libro, sbagliandolo ma lasciando correre l'errore perché soddisfatti dalla coerenza sostanziale di ciò che loro volevano intendere. Il cd s'intitola "I milanesi ammazzano il sabato".
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