Forse non essenzialmente io, ma io

La mia foto
Bologna (itinerante), Bo, Italy
Nato a Taranto il 6 maggio nel segno del Toro. Il Giallo del collettivo Shingo Tamai, cialtrone poliedrico, dilettante eclettico, onnivoro relazionale, sempre in cerca di piaceri, di vezzi, di spunti e di guerre perse in partenza. L'idea di comparire in questi termini sulla rete è nata da un brainstorming con un amico, Leonardo Chiantini, qualunque fortuna possa avere il suo primo "quaderno di appunti" virtuale, è a lui che vanno i suoi ringraziamenti.
Benvenuti e buona lettura.
Ps. Aggiungetemi su Facebook e, con lo pseudonimo andrelebrogge, su Twitter

lunedì 1 agosto 2016

Soundmagazine.it - Pinguini tattici nucleari - Diamo un calcio all'aldilà

È risaputo che siamo indietro come gli zebedei canini – in relazione naturalmente alla fisionomia canina – e, infatti, questa recensione arriva in ritardo con un’approssimazione di circa sei mesi rispetto a quando sarebbe dovuta arrivare.
Ho scoperto questi polentoni ben azzimati dalla gioventù a Dicembre scorso con il pezzone con cui questo secondo disco – Diamo un calcio all’Aldilà – si chiude, Me want marò back; un raggae clamorosamente ben costruito – musica, testo, persino un videoclip esilarante – che rappresenta perfettamente il mio ritardo di cui sopra, dal momento che i Marò son momentaneamente(?) già rientrati.
I Pinguini Tattici Nucleari – no, dico, già solo con il nome standing ovation – sbancano con questo secondo lavoro – realizzato grazie ai fondi provenienti da Nuovi Suoni 2015, e registrato nello studio Suonovivo – ogni possibile personale classifica italiana di questo 2016, mostrando una musica divertente eppure, per certi versi, anche “impegnata” (e sulle virgolette a inscrivere impegnata ci torno dopo) e lo fa con un cantante dal carisma talmente palpabile che vien fuori già solo nell’ascolto del disco e con armonie, ritmi e metriche, musicali straordinariamente perfette in tutto, rendendo l’ascolto godibile e assolutamente brillante. Ma lo fa anche con un citazionismo – che, va bene, ormai non rappresenta più originalità reale nell’utilizzo – curato e singolarmente ben dosato e, infine, e qui spiego le virgolette su impegnata, lo fa con testi che hanno tutta la forza dei vent’anni: anche quelle condizioni di dogma da presa di coscienza che a quell’età appartengono di diritto e di cui noi tromboni di vario stampo finiamo per sentire lontanissime e, a volte, senza ricordarci com’eravamo, schifiamo pure.
Questi otto brani contengono variazioni di stile incredibili, si è già detto del reggae, ma si passa dal folk mittleuropeo di Django al rock di Castagne Genge, dal pop elettronico sincopato di Rodger al pop della Strategia della tenzone, e che risultano tutti incollati tra di loro da un’interpretazione eccellente, da un controllo musicale notevolissimo.
Li vedrò prima o poi live, dove credo avrò modo di respirare in purezza la loro energia, intanto, però, “non serve che sia bello, basta che sia vero”, ma se come in questo caso le cose coesistono, goderne diventa naturale.


Ps. Poi mi chiudono l’album con la citazione della Canzone della Buonanotte di Luna e dell’Orso Bear, come si fa a non amarli?

Pps. Si ringrazia Valentina e Soundmagazine per l'opportunità.

Nessun commento:

Posta un commento

Commentate, ché solo nello scambio c'è ricchezza per entrambi.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...