Un mese, che poi son trenta giorni, in questo caso, che diventano a loro volta settecentoventi ore, quarantatremiladuecento minuti e due milioni cinquecentonovantaduemila secondi e si direbbero sufficienti per capire.
E invece non lo sono abbastanza, ché certe cose non si capiscono, a volte si assimilano, più spesso, nell'abitudine, si dissipano, si distendono e basta.
Immobili come i deserti restano lì a mescolare polvere, terra, ad accumulare
strati e a emanare calore di giorno,
fresco di sera.
In silenzio, forse muti.
In silenzio, forse muti.
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